Guidebook for Roma

Giorgio
Guidebook for Roma

Arts & Culture

Il quartiere Flaminio, negli ultimi anni, è stato rilanciato come il nuovo centro culturale della città. Consiglio vivamente, a chi si trattiene a Roma qualche giorno, una passeggiata tra le grandi opere dell'architettura contemporanea: l'Auditorium Parco della Musica, il Maxxi e il Ponte della Musica. Come raggiungere il luogo dalla Stazione Termini: prendere la metro A (Battistini) e scendere a Flaminio Il Flaminio è uno dei 15 quartieri di Roma nati nel 1911. Deve il suo nome alla consolare che lo attraversa, la via Flaminia. Sorge sulla riva sinistra del Tevere, espandendosi tra Piazza del Popolo e Ponte Milvio. Negli ultimi anni, è stato oggetto di importanti lavori di riqualificazione urbana che lo hanno portato a diventare, non solo un quartiere prestigioso, ma il nuovo polo culturale della città. Infatti, ospita le opere di architettura contemporanea più famose di Roma: l'Auditorium Parco della Musica di Renzo Piano e il Maxxi dell'architetto Zaha Hadid.
369 personas locales recomiendan
Auditorium - Parco della Musica
30 Via Pietro de Coubertin
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Il quartiere Flaminio, negli ultimi anni, è stato rilanciato come il nuovo centro culturale della città. Consiglio vivamente, a chi si trattiene a Roma qualche giorno, una passeggiata tra le grandi opere dell'architettura contemporanea: l'Auditorium Parco della Musica, il Maxxi e il Ponte della Musica. Come raggiungere il luogo dalla Stazione Termini: prendere la metro A (Battistini) e scendere a Flaminio Il Flaminio è uno dei 15 quartieri di Roma nati nel 1911. Deve il suo nome alla consolare che lo attraversa, la via Flaminia. Sorge sulla riva sinistra del Tevere, espandendosi tra Piazza del Popolo e Ponte Milvio. Negli ultimi anni, è stato oggetto di importanti lavori di riqualificazione urbana che lo hanno portato a diventare, non solo un quartiere prestigioso, ma il nuovo polo culturale della città. Infatti, ospita le opere di architettura contemporanea più famose di Roma: l'Auditorium Parco della Musica di Renzo Piano e il Maxxi dell'architetto Zaha Hadid.
Palazzo delle Esposizioni is the largest interdisciplinary exhibition area in the centre of Rome: more than 10,000 square metres of space on three floors, Level 0, 1 and 2, host cultural events and offer services to visitors. The Palazzo will also have a 139-seats Cinema, an Auditorium (multimedia hall for 90 people) and a Forum (multifunctional hall), an Atelier (art workshop), as well as a 290 sq.m. café, a 400 sq.m. restaurant for 240 people and a 470 sq.m. bookshop. After five years of restoration work and upgrading of its systems and facilities, Palazzo delle Esposizioni is a space for culture and ideas at an international level, offering visitors high quality projects with excellent technological standards, and efficient and modern hospitality facilities for guests. It is one of the most up-to-date cultural centres, engaging in continuous fruitful exchanges with the most important international cultural institutions. With the reopening of Palazzo delle Esposizioni, the Azienda Speciale Palaexpo confirms and strengthens its primary role in Italy as an organization offering integrated services: from art exhibitions to film festivals, from theatre to photography, and from music to presentations of books and events.
188 personas locales recomiendan
Palacio de Exposiciones
194 Via Nazionale
188 personas locales recomiendan
Palazzo delle Esposizioni is the largest interdisciplinary exhibition area in the centre of Rome: more than 10,000 square metres of space on three floors, Level 0, 1 and 2, host cultural events and offer services to visitors. The Palazzo will also have a 139-seats Cinema, an Auditorium (multimedia hall for 90 people) and a Forum (multifunctional hall), an Atelier (art workshop), as well as a 290 sq.m. café, a 400 sq.m. restaurant for 240 people and a 470 sq.m. bookshop. After five years of restoration work and upgrading of its systems and facilities, Palazzo delle Esposizioni is a space for culture and ideas at an international level, offering visitors high quality projects with excellent technological standards, and efficient and modern hospitality facilities for guests. It is one of the most up-to-date cultural centres, engaging in continuous fruitful exchanges with the most important international cultural institutions. With the reopening of Palazzo delle Esposizioni, the Azienda Speciale Palaexpo confirms and strengthens its primary role in Italy as an organization offering integrated services: from art exhibitions to film festivals, from theatre to photography, and from music to presentations of books and events.
The Scuderie del Quirinale (Quirinal Stables, also called Papal Stables) was built over ten years, from 1722 to 1732 . The Scuderie, together with the Palazzo del Quirinale (Quirinal Palace – official residence of the President of the Italian Republic) and the Palazzo della Consulta (Constitutional Court – originally a villa built upon the ruins of the Baths of Constantine and adapted by Sixtus V as a civil and criminal court), make up a stunning urban space. At the center of the spacious piazza between these three buildings stands an obelisk – moved from nearby the Mausoleum of Augustus in the eighteenth century – atop a fountain and the famous statues of the Dioscuri (the two gigantic Roman marble “Horse Tamers”, Castor and Pollux). The Scuderie stands next to the Colonna gardens and on top of the archeological remains of the great Roman Temple of Serapide – some of which are still visible. The building covers approximately 3000 square meters , over several floors. Wide-open spaces on the second and third floors house the exhibitions. A cafeteria is situated on the mezzanine level and a bookstore, a giftshop and special areas dedicated to exhibition-related initiatives are all on the ground floor.
112 personas locales recomiendan
Scuderie del Quirinale
16 Via Ventiquattro Maggio
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The Scuderie del Quirinale (Quirinal Stables, also called Papal Stables) was built over ten years, from 1722 to 1732 . The Scuderie, together with the Palazzo del Quirinale (Quirinal Palace – official residence of the President of the Italian Republic) and the Palazzo della Consulta (Constitutional Court – originally a villa built upon the ruins of the Baths of Constantine and adapted by Sixtus V as a civil and criminal court), make up a stunning urban space. At the center of the spacious piazza between these three buildings stands an obelisk – moved from nearby the Mausoleum of Augustus in the eighteenth century – atop a fountain and the famous statues of the Dioscuri (the two gigantic Roman marble “Horse Tamers”, Castor and Pollux). The Scuderie stands next to the Colonna gardens and on top of the archeological remains of the great Roman Temple of Serapide – some of which are still visible. The building covers approximately 3000 square meters , over several floors. Wide-open spaces on the second and third floors house the exhibitions. A cafeteria is situated on the mezzanine level and a bookstore, a giftshop and special areas dedicated to exhibition-related initiatives are all on the ground floor.
Nel 1623 salì al soglio papale, con il nome di Urbano VIII, il cardinale Maffeo Barberini. Fin dalla giovinezza il futuro pontefice era dotato di una raffinata cultura umanistica che caratterizzò il mecenatismo esercitato da lui e dalla sua famiglia negli anni del suo lungo pontificato (1623-1644). La potente famiglia Barberini, di origine toscana, volle tra l'altro costruire come sede di rappresentanza, una residenza fastosa e degna delle più prestigiose famiglie romane. I lavori di costruzione di Palazzo Barberini iniziarono nel 1627 sotto la direzione dell'architetto Carlo Maderno (1556-1629), il quale inizialmente ideò una costruzione quadrangolare che inglobava la preesistente Villa Sforza secondo lo schema tradizionale del palazzo rinascimentale, ispirato al modello di Palazzo Farnese. Solo in seguito fu elaborato il progetto ad ali aperte che trasformava l'edificio in palazzo-villa, unendo le due funzioni di abitazione di rappresentanza della famiglia papale e di villa suburbana. Tale impianto, attraverso soluzioni comuni alle ville cinquecentesche, assicurava un perfetto inserimento dell'edificio nell'ambiente circostante. Nel 1629, alla morte di Carlo Maderno, subentrò alla direzione dei lavori Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), allora trentunenne. E' argomento di dibattito quanta parte del primitivo progetto, ideato da Carlo Maderno, sia stato poi utilizzato da Bernini. Nel cantiere lavorò anche il giovane Francesco Borromini (1599-1667), nipote del Maderno, al quale sono riferibili alcuni particolari architettonici, oltre la scala elicoidale a destra del porticato. La stretta collaborazione dei due artisti, entrambi vincolati dal precedente progetto del Maderno, rende assai complesse e controverse le attribuzioni di molte parti dell'edificio. La concezione della loggia vetrata sorretta da un profondo portico, costituisce il fulcro di rappresentanza della costruzione che s'incentra sul grande volume del Salone. Quest'ultimo, si sviluppa su due piani con la grande volta affrescata tra il 1632 ed il 1639 da Pietro da Cortona con il Trionfo della Divina Provvidenza, glorificazione temporale e spirituale del pontefice e della famiglia Barberini. La composizione, il cui carattere illusionistico potenzia la monumentalità di quello spazio, apre l'epoca della grande decorazione barocca. La facciata del palazzo su via delle Quattro Fontane scandiva, con il doppio ingresso a destra e a sinistra del porticato, la suddivisione delle due ali aggettanti del palazzo: quella a sud destinata agli ecclesiastici, i cardinali Antonio e Francesco Barberini, all'ultimo piano della quale il cardinal Francesco, uomo di grande cultura, collezionista e letterato aveva collocato la sua celebre biblioteca, l'ala nord era invece occupata dal ramo secolare della famiglia, in origine da Taddeo, nipote di Urbano VIII e dalla sua sposa Anna Colonna. I locali adibiti a Galleria Nazionale d'Arte Antica sono ubicati al piano nobile di questa parte del palazzo; tra le volte affrescate si segnala, nella sala VII, l'affresco raffigurante il Trionfo della Divina Sapienza, eloquente esempio di pittura romana del ‘600 di gusto classicista, eseguito fra il 1629 e il 1633 da Andrea Sacchi. Le due ali si diversificano anche per le scale attraverso le quali si accede ai due settori del palazzo. A sinistra del porticato, si apre la Scala monumentale, attribuita a Bernini, che rispecchia la tipologia classica cinquecentesca detta a "pozzo quadrato" con un effetto luministico spettacolare che ben si può riferire alla sensibilità e all'ideale artistico di Bernini. A destra del porticato, la scala a chiocciola attribuita a Francesco Borromini, immetteva ai locali adibiti dal cardinal Francesco a biblioteca. La scala si snoda intorno ad un vano ellittico con estrema leggerezza e ripete nello schema, il modello cinquecentesco di Palazzo Farnese a Caprarola, opera del Vignola. L'odierno ingresso su via delle Quattro Fontane fu sottolineato con la costruzione del cancello e della cancellata, progettata dall'architetto Azzurri nel 1848, con i grandi telamoni scolpiti da Scipione Tadolini esponente della fiorente famiglia di scultori.
39 personas locales recomiendan
Palazzo Barberini
12 Piazza Giacomo Matteotti
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Nel 1623 salì al soglio papale, con il nome di Urbano VIII, il cardinale Maffeo Barberini. Fin dalla giovinezza il futuro pontefice era dotato di una raffinata cultura umanistica che caratterizzò il mecenatismo esercitato da lui e dalla sua famiglia negli anni del suo lungo pontificato (1623-1644). La potente famiglia Barberini, di origine toscana, volle tra l'altro costruire come sede di rappresentanza, una residenza fastosa e degna delle più prestigiose famiglie romane. I lavori di costruzione di Palazzo Barberini iniziarono nel 1627 sotto la direzione dell'architetto Carlo Maderno (1556-1629), il quale inizialmente ideò una costruzione quadrangolare che inglobava la preesistente Villa Sforza secondo lo schema tradizionale del palazzo rinascimentale, ispirato al modello di Palazzo Farnese. Solo in seguito fu elaborato il progetto ad ali aperte che trasformava l'edificio in palazzo-villa, unendo le due funzioni di abitazione di rappresentanza della famiglia papale e di villa suburbana. Tale impianto, attraverso soluzioni comuni alle ville cinquecentesche, assicurava un perfetto inserimento dell'edificio nell'ambiente circostante. Nel 1629, alla morte di Carlo Maderno, subentrò alla direzione dei lavori Gian Lorenzo Bernini (1598-1680), allora trentunenne. E' argomento di dibattito quanta parte del primitivo progetto, ideato da Carlo Maderno, sia stato poi utilizzato da Bernini. Nel cantiere lavorò anche il giovane Francesco Borromini (1599-1667), nipote del Maderno, al quale sono riferibili alcuni particolari architettonici, oltre la scala elicoidale a destra del porticato. La stretta collaborazione dei due artisti, entrambi vincolati dal precedente progetto del Maderno, rende assai complesse e controverse le attribuzioni di molte parti dell'edificio. La concezione della loggia vetrata sorretta da un profondo portico, costituisce il fulcro di rappresentanza della costruzione che s'incentra sul grande volume del Salone. Quest'ultimo, si sviluppa su due piani con la grande volta affrescata tra il 1632 ed il 1639 da Pietro da Cortona con il Trionfo della Divina Provvidenza, glorificazione temporale e spirituale del pontefice e della famiglia Barberini. La composizione, il cui carattere illusionistico potenzia la monumentalità di quello spazio, apre l'epoca della grande decorazione barocca. La facciata del palazzo su via delle Quattro Fontane scandiva, con il doppio ingresso a destra e a sinistra del porticato, la suddivisione delle due ali aggettanti del palazzo: quella a sud destinata agli ecclesiastici, i cardinali Antonio e Francesco Barberini, all'ultimo piano della quale il cardinal Francesco, uomo di grande cultura, collezionista e letterato aveva collocato la sua celebre biblioteca, l'ala nord era invece occupata dal ramo secolare della famiglia, in origine da Taddeo, nipote di Urbano VIII e dalla sua sposa Anna Colonna. I locali adibiti a Galleria Nazionale d'Arte Antica sono ubicati al piano nobile di questa parte del palazzo; tra le volte affrescate si segnala, nella sala VII, l'affresco raffigurante il Trionfo della Divina Sapienza, eloquente esempio di pittura romana del ‘600 di gusto classicista, eseguito fra il 1629 e il 1633 da Andrea Sacchi. Le due ali si diversificano anche per le scale attraverso le quali si accede ai due settori del palazzo. A sinistra del porticato, si apre la Scala monumentale, attribuita a Bernini, che rispecchia la tipologia classica cinquecentesca detta a "pozzo quadrato" con un effetto luministico spettacolare che ben si può riferire alla sensibilità e all'ideale artistico di Bernini. A destra del porticato, la scala a chiocciola attribuita a Francesco Borromini, immetteva ai locali adibiti dal cardinal Francesco a biblioteca. La scala si snoda intorno ad un vano ellittico con estrema leggerezza e ripete nello schema, il modello cinquecentesco di Palazzo Farnese a Caprarola, opera del Vignola. L'odierno ingresso su via delle Quattro Fontane fu sottolineato con la costruzione del cancello e della cancellata, progettata dall'architetto Azzurri nel 1848, con i grandi telamoni scolpiti da Scipione Tadolini esponente della fiorente famiglia di scultori.

Food Scene

Istituito nel 1555 da papa Paolo IV, il ghetto ebraico di Roma è uno dei più antichi al mondo. Il quartiere, che ha mantenuto molta della sua autenticità, si snoda intorno ai resti del Portico d’Ottavia. Il complesso monumentale, costruito nel II secolo a. C., racchiudeva i templi di Giunone e di Giove, la Curia e due biblioteche. Ma tra il 27 ed il 23 a.C fu completamente riadattato da Augusto, che lo dedicò alla sorella Ottavia. Dal Medioevo fino al 1885, la zona fu utilizzata come mercato del pesce: da qui prende nome la piccola chiesa edificata nelle strutture del Portico, dedicata a S.Angelo in Pescheria. Al di là del Portico, si può scorgere il Teatro di Marcello. La costruzione fu avviata da Giulio Cesare per oscurare la fama del Teatro di Pompeo, suo storico avversario politico, ma venne portata a termine da Augusto che lo dedicò al suo nipote preferito, Marcello, figlio della sorella Ottavia. Con una capienza di 20.000 posti, fu spesso restaurato in seguito a incendi e terremoti. Percorrendo via del Portico d’Ottavia e girando in vicolo della Reginella, si arriva a Piazza Mattei dove si può ammirare la bellissima ed elegante fontana delle Tartarughe. Costruita nel Cinquecento da Giacomo della Porta, mostra quattro fanciulli che alzano le braccia per aiutare alcune tartarughe a tuffarsi nel catino superiore. Si racconta che le statue bronzee furono realizzate da Taddeo Landini in una sola notte su commissione del duca Mattei che, avendo dilapidato al gioco il patrimonio e rischiando per questo di perdere anche la fidanzata, volle dimostrare così al padre di lei di poter ancora realizzare grandi imprese. Le tartarughe vennero aggiunte nel 1658 da Gian Lorenzo Bernini, durante il restauro effettuato al tempo di papa Alessandro VII Chigi, e furono oggetto di ripetuti furti. Quelle attualmente visibili sono copie delle tre tartarughe originali conservate nei Musei Capitolini. Proprio sul lungotevere de’ Cenci, di fronte all’isola Tiberina, si trova invece la Sinagoga, luogo di preghiera ma anche fondamentale punto di riferimento culturale della città. L’edificio venne costruito tra il 1901 e il 1904, dopo l’unità d’Italia (1870), quando Vittorio Emanuele II fece demolire e ricostruire il ghetto di Roma e concesse la cittadinanza agli ebrei italiani. Ispirato a forme assiro-babilonesi, fu eretto tra i due maggiori simboli della ritrovata libertà romana: il Campidoglio, sede del Comune, e il Gianicolo, emblema delle battaglie risorgimentali. Accanto alla Sinagoga, nel complesso monumentale del Tempio maggiore, è ospitato il Museo ebraico di Roma che racchiude l’eredità storica, culturale e artistica della comunità. Passeggiando tra le vie del ghetto, costellate di botteghe e trattorie, è impossibile non aver voglia di assaggiare i piatti tipici della cucina ebraica. Si possono sperimentare i dolci più caratteristici: la crostata con visciole e ricotta, i tortolicchi con mandorle e miele, i ginetti, le ciambellette e la pizza dolce farcita con uvetta e canditi. Nel tardo pomeriggio, qui si può trovare uno sfizio salato davvero speciale: semi di zucca caldi e ricoperti di sale. Il forno del ghetto produce pane kosher (parola yiddish che significa “adatto”, “conforme alle regole religiose”), rigorosamente senza grassi animali e cotto in forni specifici. Consigliata la treccia all’olio, che è il pane del sabato, o l’osso, uno sfilatino dalla consistenza croccante. Ma sono ottime anche la piazza bianca e rossa alla pala. Nella trattorie più antiche del quartiere si possono provare i piatti storici della tradizione ebraico-romanesca. Primi fra tutti gli immancabili carciofi alla giudia, rovesciati e fritti, ma anche l’abbacchio, la trippa al sugo, le alici con indivia e la concia di zucchine marinate, il mio personale piatto preferito.
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Portico of Octavia
29 Via del Portico d'Ottavia
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Istituito nel 1555 da papa Paolo IV, il ghetto ebraico di Roma è uno dei più antichi al mondo. Il quartiere, che ha mantenuto molta della sua autenticità, si snoda intorno ai resti del Portico d’Ottavia. Il complesso monumentale, costruito nel II secolo a. C., racchiudeva i templi di Giunone e di Giove, la Curia e due biblioteche. Ma tra il 27 ed il 23 a.C fu completamente riadattato da Augusto, che lo dedicò alla sorella Ottavia. Dal Medioevo fino al 1885, la zona fu utilizzata come mercato del pesce: da qui prende nome la piccola chiesa edificata nelle strutture del Portico, dedicata a S.Angelo in Pescheria. Al di là del Portico, si può scorgere il Teatro di Marcello. La costruzione fu avviata da Giulio Cesare per oscurare la fama del Teatro di Pompeo, suo storico avversario politico, ma venne portata a termine da Augusto che lo dedicò al suo nipote preferito, Marcello, figlio della sorella Ottavia. Con una capienza di 20.000 posti, fu spesso restaurato in seguito a incendi e terremoti. Percorrendo via del Portico d’Ottavia e girando in vicolo della Reginella, si arriva a Piazza Mattei dove si può ammirare la bellissima ed elegante fontana delle Tartarughe. Costruita nel Cinquecento da Giacomo della Porta, mostra quattro fanciulli che alzano le braccia per aiutare alcune tartarughe a tuffarsi nel catino superiore. Si racconta che le statue bronzee furono realizzate da Taddeo Landini in una sola notte su commissione del duca Mattei che, avendo dilapidato al gioco il patrimonio e rischiando per questo di perdere anche la fidanzata, volle dimostrare così al padre di lei di poter ancora realizzare grandi imprese. Le tartarughe vennero aggiunte nel 1658 da Gian Lorenzo Bernini, durante il restauro effettuato al tempo di papa Alessandro VII Chigi, e furono oggetto di ripetuti furti. Quelle attualmente visibili sono copie delle tre tartarughe originali conservate nei Musei Capitolini. Proprio sul lungotevere de’ Cenci, di fronte all’isola Tiberina, si trova invece la Sinagoga, luogo di preghiera ma anche fondamentale punto di riferimento culturale della città. L’edificio venne costruito tra il 1901 e il 1904, dopo l’unità d’Italia (1870), quando Vittorio Emanuele II fece demolire e ricostruire il ghetto di Roma e concesse la cittadinanza agli ebrei italiani. Ispirato a forme assiro-babilonesi, fu eretto tra i due maggiori simboli della ritrovata libertà romana: il Campidoglio, sede del Comune, e il Gianicolo, emblema delle battaglie risorgimentali. Accanto alla Sinagoga, nel complesso monumentale del Tempio maggiore, è ospitato il Museo ebraico di Roma che racchiude l’eredità storica, culturale e artistica della comunità. Passeggiando tra le vie del ghetto, costellate di botteghe e trattorie, è impossibile non aver voglia di assaggiare i piatti tipici della cucina ebraica. Si possono sperimentare i dolci più caratteristici: la crostata con visciole e ricotta, i tortolicchi con mandorle e miele, i ginetti, le ciambellette e la pizza dolce farcita con uvetta e canditi. Nel tardo pomeriggio, qui si può trovare uno sfizio salato davvero speciale: semi di zucca caldi e ricoperti di sale. Il forno del ghetto produce pane kosher (parola yiddish che significa “adatto”, “conforme alle regole religiose”), rigorosamente senza grassi animali e cotto in forni specifici. Consigliata la treccia all’olio, che è il pane del sabato, o l’osso, uno sfilatino dalla consistenza croccante. Ma sono ottime anche la piazza bianca e rossa alla pala. Nella trattorie più antiche del quartiere si possono provare i piatti storici della tradizione ebraico-romanesca. Primi fra tutti gli immancabili carciofi alla giudia, rovesciati e fritti, ma anche l’abbacchio, la trippa al sugo, le alici con indivia e la concia di zucchine marinate, il mio personale piatto preferito.
Verso la fine del 1800, il fondatore della dinastia, Giacomo Fassi apre una piccola bottega di ghiaccio e mescita di birra in via delle Quattro Fontane a Roma, a due passi da piazza Barberini. A partire da quel momento, la famiglia Fassi diventa protagonista di una storia del gelato lunga cinque generazioni. A Giacomo subentra il figlio Giovanni, noto come "il gelatiere sovrano" poichè pasticciere presso la Casa Reale. Malgrado si tratti di un lavoro molto ambito, il giorno in cui un’ordinanza del Re ordina a tutto il personale delle cucine di radersi il viso, Giovanni - fermo nella convinzione che mai avrebbe tagliato i propri affezionatissimi baffi - rinuncia a tale posizione privilegiata e si dimette. A dimettersi non fu, invece, la sua fortuna. Scegliendo di percorrere la strada del gelato, Giovanni si trasferisce inizialmente a piazza Navona ed in seguito, dal 1907 al 1927, in via Piave, gestendo la propria attività con grande impegno e successo. Nel 1928 giunge infine in via Principe Eugenio, dove, per una spesa di oltre un milione di lire dell’ epoca, fonda il Palazzo del Freddo (unico punto vendita dell’azienda Fassi): un imponente edificio che vanta 700 metri quadrati di superficie, di cui 200 destinati al laboratorio di produzione. La magnificenza di tale punto vendita spinse, durante la seconda guerra mondiale, la croce rossa americana a requisire l’attività per due anni, al fine di produrre gelato per le truppe statunitensi. Nel 1961 le redini di quest’enorme azienda passano nelle mani di Leonida, con il profondo bagaglio d’esperienza lasciatogli dal padre Giovanni, egli continuò a dare all’azienda grande prestigio. Per oltre dieci anni Leonida ha ricoperto la carica di Vice Presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi aderente alla Confcommercio, impegnandosi a distinguere la propria attività attraverso una indiscutibile qualità e correttezza nei confronti della propria clientela. Alla gestione del Palazzo del Freddo di Leonida sono subentrati i figli: Daniela, Presidente in carica, desiderosa di proiettare il proprio marchio di famiglia sul mercato mondiale, Fabrizio, Vicepresidente e responsabile della produzione quotidiana e dell’invenzione dell’ormai affermato marchio “Sanpietrino” e Giovanni che ha gestito l’azienda in passato ed oggi collabora grazie alle proprie specializzazioni internazionali alla strutturazione di prodotti di altissima qualità.
9 personas locales recomiendan
Via Principe Eugenio
Via Principe Eugenio
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Verso la fine del 1800, il fondatore della dinastia, Giacomo Fassi apre una piccola bottega di ghiaccio e mescita di birra in via delle Quattro Fontane a Roma, a due passi da piazza Barberini. A partire da quel momento, la famiglia Fassi diventa protagonista di una storia del gelato lunga cinque generazioni. A Giacomo subentra il figlio Giovanni, noto come "il gelatiere sovrano" poichè pasticciere presso la Casa Reale. Malgrado si tratti di un lavoro molto ambito, il giorno in cui un’ordinanza del Re ordina a tutto il personale delle cucine di radersi il viso, Giovanni - fermo nella convinzione che mai avrebbe tagliato i propri affezionatissimi baffi - rinuncia a tale posizione privilegiata e si dimette. A dimettersi non fu, invece, la sua fortuna. Scegliendo di percorrere la strada del gelato, Giovanni si trasferisce inizialmente a piazza Navona ed in seguito, dal 1907 al 1927, in via Piave, gestendo la propria attività con grande impegno e successo. Nel 1928 giunge infine in via Principe Eugenio, dove, per una spesa di oltre un milione di lire dell’ epoca, fonda il Palazzo del Freddo (unico punto vendita dell’azienda Fassi): un imponente edificio che vanta 700 metri quadrati di superficie, di cui 200 destinati al laboratorio di produzione. La magnificenza di tale punto vendita spinse, durante la seconda guerra mondiale, la croce rossa americana a requisire l’attività per due anni, al fine di produrre gelato per le truppe statunitensi. Nel 1961 le redini di quest’enorme azienda passano nelle mani di Leonida, con il profondo bagaglio d’esperienza lasciatogli dal padre Giovanni, egli continuò a dare all’azienda grande prestigio. Per oltre dieci anni Leonida ha ricoperto la carica di Vice Presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi aderente alla Confcommercio, impegnandosi a distinguere la propria attività attraverso una indiscutibile qualità e correttezza nei confronti della propria clientela. Alla gestione del Palazzo del Freddo di Leonida sono subentrati i figli: Daniela, Presidente in carica, desiderosa di proiettare il proprio marchio di famiglia sul mercato mondiale, Fabrizio, Vicepresidente e responsabile della produzione quotidiana e dell’invenzione dell’ormai affermato marchio “Sanpietrino” e Giovanni che ha gestito l’azienda in passato ed oggi collabora grazie alle proprie specializzazioni internazionali alla strutturazione di prodotti di altissima qualità.
Welcome to the Pomodorino Restaurant, pizzeria firewood furnace, grilled specialties, homemade pasta, seafood specialties. Relax, let your senses guide you. Breathe the scent of Italian cuisine. Watch the creations of our Chef. Listen the wine when poured into your glass. Try simple but impeccable dishes.
8 personas locales recomiendan
Il Pomodorino
45E Via Campania
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Welcome to the Pomodorino Restaurant, pizzeria firewood furnace, grilled specialties, homemade pasta, seafood specialties. Relax, let your senses guide you. Breathe the scent of Italian cuisine. Watch the creations of our Chef. Listen the wine when poured into your glass. Try simple but impeccable dishes.
REbasilico Cernaia Il ristopizza romano di via Cernaia (zona Porta Pia) offre più di una specialità. Oltre al caratteristico menù a base di piatti della tradizione campana, questo punto vendita è stato ricavato da un caratteristico locale romano i cui interni sono arricchiti da volte e archi con mattoni a vista. In pochi anni il ristorante è diventato uno dei principali punti di riferimento per i tanti uffici presenti tra via XX Settembre e piazza Fiume. Il locale dispone un'ampia sala interna al piano inferiore, comodi tavolini uso bar al piano superiore e un'area esterna perfetta per chi vuole godersi la primavera e l'estate di Roma. REbasilico Cernaia può essere facilmente raggiunto con la metropolitana (fermata Castro Pretorio).
Via Cernaia, 16
16 Via Cernaia
REbasilico Cernaia Il ristopizza romano di via Cernaia (zona Porta Pia) offre più di una specialità. Oltre al caratteristico menù a base di piatti della tradizione campana, questo punto vendita è stato ricavato da un caratteristico locale romano i cui interni sono arricchiti da volte e archi con mattoni a vista. In pochi anni il ristorante è diventato uno dei principali punti di riferimento per i tanti uffici presenti tra via XX Settembre e piazza Fiume. Il locale dispone un'ampia sala interna al piano inferiore, comodi tavolini uso bar al piano superiore e un'area esterna perfetta per chi vuole godersi la primavera e l'estate di Roma. REbasilico Cernaia può essere facilmente raggiunto con la metropolitana (fermata Castro Pretorio).
Sant'Eustachio Il Caffè is an ancient Coffee Shop and Roaster that was born in the thirties. Located in the heart of Rome, in front of the Senato della Repubblica palace, it is just a few steps away from Piazza Navona and the Pantheon. It was founded in 1938. The mosaic paving and the furnishings are still the original ones. The symbol of Sant'Eustachio Il Caffè is a stag which recalls the apparition and conversion to Christianity of the previously pagan Eustace. In the piazza of the same name stands the Sant’Eustachio Basilica, a church more than one thousand years old. On the top of the basilica, instead of the traditional cross, there is a white stag with a cross between its horns.
15 personas locales recomiendan
Piazza di S. Eustachio
Piazza di S. Eustachio
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Sant'Eustachio Il Caffè is an ancient Coffee Shop and Roaster that was born in the thirties. Located in the heart of Rome, in front of the Senato della Repubblica palace, it is just a few steps away from Piazza Navona and the Pantheon. It was founded in 1938. The mosaic paving and the furnishings are still the original ones. The symbol of Sant'Eustachio Il Caffè is a stag which recalls the apparition and conversion to Christianity of the previously pagan Eustace. In the piazza of the same name stands the Sant’Eustachio Basilica, a church more than one thousand years old. On the top of the basilica, instead of the traditional cross, there is a white stag with a cross between its horns.
A special and elegant bakery where you can find every type of excellent bread, pizza and cake. Expensive prices. They also serve aperitif. Large outdoor area.
305 personas locales recomiendan
Pasticceria Panificio Panella Roma
54 Via Merulana
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A special and elegant bakery where you can find every type of excellent bread, pizza and cake. Expensive prices. They also serve aperitif. Large outdoor area.
This chocolate factory in San Lorenzo district sells handmade chocolates . Walk past the chocolate displays and you will find a restaurant, the perfect place to have a cake-stop or a long brunch.
122 personas locales recomiendan
Said Since 1923
135 Via Tiburtina
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This chocolate factory in San Lorenzo district sells handmade chocolates . Walk past the chocolate displays and you will find a restaurant, the perfect place to have a cake-stop or a long brunch.
If you are walking around Campo de Fiori during the day you have to try their pizza with tomato, the bread with olives, with wall nuts, with raisins sour black cherry tart, cookies cream and pine-seed cake, as well as my preferred rice pudding, perfect for a nice breakfast or snack.
176 personas locales recomiendan
Forno Campo de 'Fiori
22 Piazza Campo de' Fiori
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If you are walking around Campo de Fiori during the day you have to try their pizza with tomato, the bread with olives, with wall nuts, with raisins sour black cherry tart, cookies cream and pine-seed cake, as well as my preferred rice pudding, perfect for a nice breakfast or snack.
Pasticceria Regoli is an artisan bakery founded in 1916 and is still run by the Family Set. Located in Via dello Statuto 60, a few steps from Santa Maria Maggiore and Piazza Vittorio Emanuele II, is a small shop that produces its sweet following the oldest recipes, where the scents of tradition combine with a passion for pastry chefs, and flavors they are still those of the past. Special attention is given to raw materials, chosen with care and attention, from which to create a pastry made of simplicity and authenticity.
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Via dello Statuto, 60
60 Via dello Statuto
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Pasticceria Regoli is an artisan bakery founded in 1916 and is still run by the Family Set. Located in Via dello Statuto 60, a few steps from Santa Maria Maggiore and Piazza Vittorio Emanuele II, is a small shop that produces its sweet following the oldest recipes, where the scents of tradition combine with a passion for pastry chefs, and flavors they are still those of the past. Special attention is given to raw materials, chosen with care and attention, from which to create a pastry made of simplicity and authenticity.

Sightseeing

Monti ha avuto la sua ufficiale costituzione a rione il 18 maggio 1743 con chirografo di papa Benedetto XIV. Nel 1874 il rione Monti venne spaccato e originò il rione XV Esquilino e da allora assunse le delimitazioni attuali. Il rione comprendeva il colle Esquilino, il Viminale e parte dei colli Quirinale e Celio: da ciò si comprende l'etimologia del suo nome. Il rione è ricco di reperti archeologici, come il Foro di Nerva ed il Foro di Augusto, la Scala Santa e ben due delle quattro basiliche, S.Giovanni in Laterano e S.Maria Maggiore; uno spettacolo a parte sono le torri, simbolo di un potere baronale che si espresse nel Medioevo. Molto del tessuto urbano antico, un intero quartiere medioevale, è stato distrutto dal piccone demolitore del regime fascista per farvi scorrere "via dell'Impero": corrispondeva alle attuali via dei Fori Imperiali, via di S.Gregorio e via delle Terme di Caracalla. Il taglio moderno del rione, che coincise con l'apertura di via Nazionale, ridusse anche il "verde" di cui i "monticiani" andavano fieri: nel 1774 il rione contava 17 ville e 7 giardini, a parte gli orti e le vigne. Il Piano Regolatore Viviani della Roma umbertina fece scempio del "verde" e così scomparvero villa Giustiniani, villa Casali e villa Altieri, ingoiate dalla speculazione edilizia: uniche oasi di verde sono rimaste villa Aldobrandini, villa Pallavicini ed il parco archeologico del Colle Oppio.
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Rione Monti
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Monti ha avuto la sua ufficiale costituzione a rione il 18 maggio 1743 con chirografo di papa Benedetto XIV. Nel 1874 il rione Monti venne spaccato e originò il rione XV Esquilino e da allora assunse le delimitazioni attuali. Il rione comprendeva il colle Esquilino, il Viminale e parte dei colli Quirinale e Celio: da ciò si comprende l'etimologia del suo nome. Il rione è ricco di reperti archeologici, come il Foro di Nerva ed il Foro di Augusto, la Scala Santa e ben due delle quattro basiliche, S.Giovanni in Laterano e S.Maria Maggiore; uno spettacolo a parte sono le torri, simbolo di un potere baronale che si espresse nel Medioevo. Molto del tessuto urbano antico, un intero quartiere medioevale, è stato distrutto dal piccone demolitore del regime fascista per farvi scorrere "via dell'Impero": corrispondeva alle attuali via dei Fori Imperiali, via di S.Gregorio e via delle Terme di Caracalla. Il taglio moderno del rione, che coincise con l'apertura di via Nazionale, ridusse anche il "verde" di cui i "monticiani" andavano fieri: nel 1774 il rione contava 17 ville e 7 giardini, a parte gli orti e le vigne. Il Piano Regolatore Viviani della Roma umbertina fece scempio del "verde" e così scomparvero villa Giustiniani, villa Casali e villa Altieri, ingoiate dalla speculazione edilizia: uniche oasi di verde sono rimaste villa Aldobrandini, villa Pallavicini ed il parco archeologico del Colle Oppio.
Il quartiere Coppedè è un complesso di edifici situato a Roma, nel quartiere Trieste, tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento. Pur non essendo propriamente un quartiere, venne così chiamato dallo stesso architetto che lo ha progettato e da cui prende il nome, Gino Coppedè. È composto da diciotto palazzi e ventisette tra palazzine ed edifici disposte intorno al nucleo centrale di piazza Mincio. Nel 1915 la Società Anonima Edilizia Moderna, con sede in piazza Pietra, avente come amministratore delegato Aonzo Arnaldo, idea una zona abitativa a Roma, adiacente a piazza Quadrata (piazza Buenos Aires), tra i confini dei Parioli e tra i nuovi, per l'epoca, quartieri Salario e Trieste. Il progetto viene affidato a Gino Coppedè. I finanzieri Cerruti, con Coppedè, vollero ripercorrere, su Roma, il percorso avviato a Genova con lo stesso Coppedè. Il quartiere nasce sul piano regolatore Bonfiglietti del 1909, tra non poche difficoltà e contrasti tra la commissione edilizia e l'architetto Coppedè, con vincoli imposti dalla sovraintendenza della commissione edilizia, come accadde nel 1918 su concessione dell'allora assessore all'urbanistica, Galassi, sul lotto di Via Po. Anche se il dizionario architettonico di Pevsner, Fleming e Honour cita la data del 1912, la prima presentazione del progetto sarebbe avvenuta il 19 ottobre 1916 e la progettazione risalirebbe quindi al 1915 quando Coppedè fu incaricato dai finanzieri Cerruti e Becchi. Nel 1921 vengono terminati i Palazzi degli Ambasciatori ed il quartiere rimase incompiuto da Coppedè alla sua morte avvenuta nel 1927. Il quartiere fu completato da Paolo Emilio André. Il piano dell'opera comprendeva inizialmente la costruzione di 18 palazzi e 27 edifici tra palazzine e villini. Il 23 agosto 1917 la commissione edilizia fece una richiesta a Coppedè di dare al quartiere un'impronta romana. Così Coppedè utilizzò il tema della Roma antica come le cornici e le modanature alla Roma imperiale ed un arcone richiamante gli archi di trionfo del Foro Romano. Nel febbraio del 1918 viene approvato il progetto dei Palazzi degli ambasciatori con la condizione di chiudere la via diagonale (l'attuale via Dora) per farla diventare una via privata. Nel 1920 venne rifiutata la costruzione dei Villini delle Fate in via Rubicone. Per la realizzazione venne usato il travertino (sempre in onore della Roma imperiale) mentre gli interni sono realizzati in: maiolica smaltata per le cucine, con parquet in legno per i soggiorni, mosaici in stile pompeiano per i bagni.
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Piazza Mincio
Piazza Mincio
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Il quartiere Coppedè è un complesso di edifici situato a Roma, nel quartiere Trieste, tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento. Pur non essendo propriamente un quartiere, venne così chiamato dallo stesso architetto che lo ha progettato e da cui prende il nome, Gino Coppedè. È composto da diciotto palazzi e ventisette tra palazzine ed edifici disposte intorno al nucleo centrale di piazza Mincio. Nel 1915 la Società Anonima Edilizia Moderna, con sede in piazza Pietra, avente come amministratore delegato Aonzo Arnaldo, idea una zona abitativa a Roma, adiacente a piazza Quadrata (piazza Buenos Aires), tra i confini dei Parioli e tra i nuovi, per l'epoca, quartieri Salario e Trieste. Il progetto viene affidato a Gino Coppedè. I finanzieri Cerruti, con Coppedè, vollero ripercorrere, su Roma, il percorso avviato a Genova con lo stesso Coppedè. Il quartiere nasce sul piano regolatore Bonfiglietti del 1909, tra non poche difficoltà e contrasti tra la commissione edilizia e l'architetto Coppedè, con vincoli imposti dalla sovraintendenza della commissione edilizia, come accadde nel 1918 su concessione dell'allora assessore all'urbanistica, Galassi, sul lotto di Via Po. Anche se il dizionario architettonico di Pevsner, Fleming e Honour cita la data del 1912, la prima presentazione del progetto sarebbe avvenuta il 19 ottobre 1916 e la progettazione risalirebbe quindi al 1915 quando Coppedè fu incaricato dai finanzieri Cerruti e Becchi. Nel 1921 vengono terminati i Palazzi degli Ambasciatori ed il quartiere rimase incompiuto da Coppedè alla sua morte avvenuta nel 1927. Il quartiere fu completato da Paolo Emilio André. Il piano dell'opera comprendeva inizialmente la costruzione di 18 palazzi e 27 edifici tra palazzine e villini. Il 23 agosto 1917 la commissione edilizia fece una richiesta a Coppedè di dare al quartiere un'impronta romana. Così Coppedè utilizzò il tema della Roma antica come le cornici e le modanature alla Roma imperiale ed un arcone richiamante gli archi di trionfo del Foro Romano. Nel febbraio del 1918 viene approvato il progetto dei Palazzi degli ambasciatori con la condizione di chiudere la via diagonale (l'attuale via Dora) per farla diventare una via privata. Nel 1920 venne rifiutata la costruzione dei Villini delle Fate in via Rubicone. Per la realizzazione venne usato il travertino (sempre in onore della Roma imperiale) mentre gli interni sono realizzati in: maiolica smaltata per le cucine, con parquet in legno per i soggiorni, mosaici in stile pompeiano per i bagni.
In viaggio tra le leggende 'nere' e i misteri della capitale. Dal Medioevo ai giorni d'oggi tra arte, superstizioni, cinema e tour dell'orrore. Ombre, misteri e leggende esoteriche colorano da sempre l’Italia. Singolare è che siano moltissimi gli aneddoti che vivono nel cuore della cristianità, a Roma, che svela così il suo lato occulto. Sede delle Porta Santa, la Città Eterna è anche sede della Porta Alchemica di Villa Palombara, oggi Piazza Vittorio, di proprietà del marchese Massimiliano Palombara. Su una delle porte del palazzo, nel 1680, apparvero dei misteriosi simboli la cui paternità per alcuni è opera di un alchimista eccellente, Giuseppe Francesco Borri, per altri di un misterioso sconosciuto che studiava la trasmutazione degli elementi in oro. Si racconta che l’uomo scomparve attraversando la porta sulla quale rimasero impressi segni, foglie e una carta chiave d’accesso della pietra filosofale. Ad oggi i simboli non sono stati del tutto decifrati, così come non è chiaro se la porta sia una via d’accesso per il Paradiso o per gli Inferi. E si tratta certamente della brezza del Diavolo, invece, quella che sbuffa gelida a Piazza del Gesù. La leggenda vuole che Lucifero si ingelosì furiosamente della bellezza della Chiesa e su un carro demoniaco trascinato dal vento arrivò nella notte ai piedi dell’edificio per distruggerlo. L’alba improvvisa lo tradì e, nella fretta di fuggire, abbandonò sul piazzale il vento. La Capitale, custodisce un altro storico episodio, quella della Torre della scimmia di via dei Portoghesi. I proprietari vivevano lì con la figlia. Un giorno, una scimmietta, forse posseduta da un demone, portò la bimba in cima alla torre sulla quale si trova una statua di Maria. Gli occhi della Prima Madre si animarono e convinsero l’animaletto a non gettare la bambina nel vuoto. Da allora, una lampada arde a perpetua memoria per ringraziarla. A Piazza Navona invece agli innamorati è consigliato di non girare in senso antiorario intorno alla Fontana dei Quattro Fiumi. La tradizione vuole che la coppia si lascerà entro sei giorni a causa dell’anatema di una strega che, perfida e rabbiosa, scagliò in tempo immemore la “maledizione degli amanti”. Siete avvertiti…
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P.za Vittorio Emanuele station
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In viaggio tra le leggende 'nere' e i misteri della capitale. Dal Medioevo ai giorni d'oggi tra arte, superstizioni, cinema e tour dell'orrore. Ombre, misteri e leggende esoteriche colorano da sempre l’Italia. Singolare è che siano moltissimi gli aneddoti che vivono nel cuore della cristianità, a Roma, che svela così il suo lato occulto. Sede delle Porta Santa, la Città Eterna è anche sede della Porta Alchemica di Villa Palombara, oggi Piazza Vittorio, di proprietà del marchese Massimiliano Palombara. Su una delle porte del palazzo, nel 1680, apparvero dei misteriosi simboli la cui paternità per alcuni è opera di un alchimista eccellente, Giuseppe Francesco Borri, per altri di un misterioso sconosciuto che studiava la trasmutazione degli elementi in oro. Si racconta che l’uomo scomparve attraversando la porta sulla quale rimasero impressi segni, foglie e una carta chiave d’accesso della pietra filosofale. Ad oggi i simboli non sono stati del tutto decifrati, così come non è chiaro se la porta sia una via d’accesso per il Paradiso o per gli Inferi. E si tratta certamente della brezza del Diavolo, invece, quella che sbuffa gelida a Piazza del Gesù. La leggenda vuole che Lucifero si ingelosì furiosamente della bellezza della Chiesa e su un carro demoniaco trascinato dal vento arrivò nella notte ai piedi dell’edificio per distruggerlo. L’alba improvvisa lo tradì e, nella fretta di fuggire, abbandonò sul piazzale il vento. La Capitale, custodisce un altro storico episodio, quella della Torre della scimmia di via dei Portoghesi. I proprietari vivevano lì con la figlia. Un giorno, una scimmietta, forse posseduta da un demone, portò la bimba in cima alla torre sulla quale si trova una statua di Maria. Gli occhi della Prima Madre si animarono e convinsero l’animaletto a non gettare la bambina nel vuoto. Da allora, una lampada arde a perpetua memoria per ringraziarla. A Piazza Navona invece agli innamorati è consigliato di non girare in senso antiorario intorno alla Fontana dei Quattro Fiumi. La tradizione vuole che la coppia si lascerà entro sei giorni a causa dell’anatema di una strega che, perfida e rabbiosa, scagliò in tempo immemore la “maledizione degli amanti”. Siete avvertiti…
Via Gregoriana fu una delle residenze romane di Stendhal. In "Passeggiate romane" Stendhal inizia il suo racconto di viaggio basandosi sugli appunti scritti a partire dal 1817. Nel mese d’agosto del 1827 -secondo lo scrittore, infatti, bisogna visitare Roma d’estate poiché «è il clima, qui, il più grande degli artisti»- Stendhal giunge per la sesta volta nella Città Eterna insieme ad alcuni compagni di viaggio. Il suo occhio osserva gli scenari romani con vorace curiosità e ammirazione, mentre l’intelligenza e l’erudizione permettono all’autore di descrivere con precisione, non mostrandosi imparziale, né trattenendosi dal lasciare un personale giudizio. Attraverso un elenco infinito di monumenti e chiese da visitare, e passando, inoltre, attraverso la storia, in questa sua opera l’instancabile Stendhal si rende più accattivante di una guida turistica.
Via Gregoriana
Via Gregoriana
Via Gregoriana fu una delle residenze romane di Stendhal. In "Passeggiate romane" Stendhal inizia il suo racconto di viaggio basandosi sugli appunti scritti a partire dal 1817. Nel mese d’agosto del 1827 -secondo lo scrittore, infatti, bisogna visitare Roma d’estate poiché «è il clima, qui, il più grande degli artisti»- Stendhal giunge per la sesta volta nella Città Eterna insieme ad alcuni compagni di viaggio. Il suo occhio osserva gli scenari romani con vorace curiosità e ammirazione, mentre l’intelligenza e l’erudizione permettono all’autore di descrivere con precisione, non mostrandosi imparziale, né trattenendosi dal lasciare un personale giudizio. Attraverso un elenco infinito di monumenti e chiese da visitare, e passando, inoltre, attraverso la storia, in questa sua opera l’instancabile Stendhal si rende più accattivante di una guida turistica.
The underground world has always been an integral part of every culture, both in Italy and abroad. Man has always tried to develop and build in his underground surroundings. But in Rome is different:: most of the underground remains are layers of the old towns hidden under other layers of more recent towns that followed one another during the incredibly long lifespan of Rome. The Urbs (Town) is considered the cradle of Western culture, its origins dating back 3000 years. This is the age of few burials found in some excavations in Cesar's Forum in 2008. For centuries Rome was the most rich and powerful city in the world. It grew on itself, with structures built one on the other for many centuries. This created an underground world, that the archeologists left behind, due to the richness of what was already visible above the surface. A world not easy to visit and subdivided in hundreds of different, often rather small, places, with difficult access from the most unusual entrances. Under Rome you're going to find all kind of settings: sewerages and aqueducts, obviously, but at the same time, temples, houses, theaters, palaces, shrines, thermae, paleochristian churhes and everything existed and was destroyed or burnt during its life.
Vicolo del Puttarello, 25
25 Vicolo del Puttarello
The underground world has always been an integral part of every culture, both in Italy and abroad. Man has always tried to develop and build in his underground surroundings. But in Rome is different:: most of the underground remains are layers of the old towns hidden under other layers of more recent towns that followed one another during the incredibly long lifespan of Rome. The Urbs (Town) is considered the cradle of Western culture, its origins dating back 3000 years. This is the age of few burials found in some excavations in Cesar's Forum in 2008. For centuries Rome was the most rich and powerful city in the world. It grew on itself, with structures built one on the other for many centuries. This created an underground world, that the archeologists left behind, due to the richness of what was already visible above the surface. A world not easy to visit and subdivided in hundreds of different, often rather small, places, with difficult access from the most unusual entrances. Under Rome you're going to find all kind of settings: sewerages and aqueducts, obviously, but at the same time, temples, houses, theaters, palaces, shrines, thermae, paleochristian churhes and everything existed and was destroyed or burnt during its life.

Drinks & Nightlife

in zona ci sono ristoranti, vinerie, pizzerie aperti fino a tardi
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Piazza Augusto Imperatore
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Parks & Nature

Il Parco di Villa Borghese, uno dei più estesi di Roma, è delimitato da ben nove ingressi che ne consentono l’accesso dai quartieri centrali della città, Pinciano, Flaminio e Salario. Il nome della villa deriva dalla prima residenza del Cardinal Scipione Borghese, il “Casino Nobile”, fatto edificare all’inizio del Seicento su progetto di Flaminio Ponzio e di Giovanni Vasanzio e trasformato nel Novecento in museo, una delle più prestigiose raccolte di opere d’arte dal XVI al XVIII secolo, con capolavori di artisti quali Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Bernini e Canova. Villa Borghese ospita numerosi edifici storici coevi, quali il Casino del Graziano, il Casino Giustiniani, l’Uccelliera e la Meridiana con i meravigliosi giardini segreti, ripristinati secondo l’originario assetto seicentesco; accoglie numerosi edifici neoclassici e ottocenteschi quali il Casino dell’Orologio, la Fortezzuola, l’ampio Giardino del Lago, ridisegnato e realizzato nel 1786 da Antonio Asprucci, caratterizzato da un romantico isolotto artificiale su cui domina il Tempietto di Esculapio, raggiungibile anche con brevi escursioni in barca. La Villa è dotata di strutture per il tempo libero, il gioco, e la diffusione culturale: il Museo Canonica, casa-studio dall’artista Pietro Canonica, il Casino di Raffaello con una ludoteca per bimbi, la Casina delle Rose con la Casa del Cinema, l’eclettico giardino zoologico recentemente convertito in Bioparco, l’Aranciera trasformata nel nuovo Museo Carlo Bilotti con opere di arte contemporanea. In prossimità di Piazza di Siena, è stato allestito un ampio padiglione teatrale a pianta circolare, il Globe Theater, su modello dei teatri elisabettiani, associato alla programmazione shakespeariana. Il Parco di Villa Borghese occupa una vasta area nel cuore della città, compresa tra il tratto delle Mura Aureliane che unisce Porta Pinciana a Piazzale Flaminio, ed i nuovi quartieri Salario e Pinciano sorti nei primi anni del Novecento. E' tra le ville romane una delle più ricche di testimonianze artistiche e paesaggistiche. Al suo interno racchiude edifici, sculture, monumenti e fontane, opera di illustri artisti dell'arte barocca, neoclassica ed eclettica, contornati da alberi secolari, laghetti, giardini all'italiana e grandi spazi liberi. Comprende una gran quantità di specie sempreverdi, tra cui lecci e platani (alcuni risalenti al primitivo impianto), pini domestici con esemplari bicentenari, abeti, cedri. Tra gli arbusti sono comuni l'alloro e il bosso. Per la sua incredibile concentrazione di musei e istituti culturali, la villa è definita "Parco dei Musei". Descritta nelle guide della città di tutte le epoche, ritratta da artisti famosi, ispiratrice di celebri musiche e di intense pagine di letteratura, Villa Borghese lascia trasparire ancora oggi, negli scorci inattesi del suo parco, lo splendore di un tempo. Ingressi: Via Aldrovandi, Via Raimondi (2 ingressi), Via Pinciana (2 ingressi), Piazzale San Paolo del Brasile, Piazzale Flaminio, Piazzale Cervantes, Piazzale Pablo Picasso (via di Valle Giulia)
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Villa Borghese
Piazzale Napoleone I
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Il Parco di Villa Borghese, uno dei più estesi di Roma, è delimitato da ben nove ingressi che ne consentono l’accesso dai quartieri centrali della città, Pinciano, Flaminio e Salario. Il nome della villa deriva dalla prima residenza del Cardinal Scipione Borghese, il “Casino Nobile”, fatto edificare all’inizio del Seicento su progetto di Flaminio Ponzio e di Giovanni Vasanzio e trasformato nel Novecento in museo, una delle più prestigiose raccolte di opere d’arte dal XVI al XVIII secolo, con capolavori di artisti quali Raffaello, Tiziano, Caravaggio, Bernini e Canova. Villa Borghese ospita numerosi edifici storici coevi, quali il Casino del Graziano, il Casino Giustiniani, l’Uccelliera e la Meridiana con i meravigliosi giardini segreti, ripristinati secondo l’originario assetto seicentesco; accoglie numerosi edifici neoclassici e ottocenteschi quali il Casino dell’Orologio, la Fortezzuola, l’ampio Giardino del Lago, ridisegnato e realizzato nel 1786 da Antonio Asprucci, caratterizzato da un romantico isolotto artificiale su cui domina il Tempietto di Esculapio, raggiungibile anche con brevi escursioni in barca. La Villa è dotata di strutture per il tempo libero, il gioco, e la diffusione culturale: il Museo Canonica, casa-studio dall’artista Pietro Canonica, il Casino di Raffaello con una ludoteca per bimbi, la Casina delle Rose con la Casa del Cinema, l’eclettico giardino zoologico recentemente convertito in Bioparco, l’Aranciera trasformata nel nuovo Museo Carlo Bilotti con opere di arte contemporanea. In prossimità di Piazza di Siena, è stato allestito un ampio padiglione teatrale a pianta circolare, il Globe Theater, su modello dei teatri elisabettiani, associato alla programmazione shakespeariana. Il Parco di Villa Borghese occupa una vasta area nel cuore della città, compresa tra il tratto delle Mura Aureliane che unisce Porta Pinciana a Piazzale Flaminio, ed i nuovi quartieri Salario e Pinciano sorti nei primi anni del Novecento. E' tra le ville romane una delle più ricche di testimonianze artistiche e paesaggistiche. Al suo interno racchiude edifici, sculture, monumenti e fontane, opera di illustri artisti dell'arte barocca, neoclassica ed eclettica, contornati da alberi secolari, laghetti, giardini all'italiana e grandi spazi liberi. Comprende una gran quantità di specie sempreverdi, tra cui lecci e platani (alcuni risalenti al primitivo impianto), pini domestici con esemplari bicentenari, abeti, cedri. Tra gli arbusti sono comuni l'alloro e il bosso. Per la sua incredibile concentrazione di musei e istituti culturali, la villa è definita "Parco dei Musei". Descritta nelle guide della città di tutte le epoche, ritratta da artisti famosi, ispiratrice di celebri musiche e di intense pagine di letteratura, Villa Borghese lascia trasparire ancora oggi, negli scorci inattesi del suo parco, lo splendore di un tempo. Ingressi: Via Aldrovandi, Via Raimondi (2 ingressi), Via Pinciana (2 ingressi), Piazzale San Paolo del Brasile, Piazzale Flaminio, Piazzale Cervantes, Piazzale Pablo Picasso (via di Valle Giulia)
Tanti animali, percorsi educativi a valenza ambientale e naturalistica, giochi all'aperto e al chiuso, punti di ristoro, aree pic-nic, in 18 ettari nel cuore di Villa Borghese: è il Bioparco, un luogo visitato ogni anno da oltre 500 mila persone. Il Bioparco costituisce un'alternativa alle tradizionali mete culturali (monumenti, musei, chiese) ed è tra i primi 5 siti per numero di visitatori e al decimo posto nella classifica nazionale (Fonte: Dossier Musei 2007 Touring Club). L’antico Zoo, in cui si collezionavano animali rari secondo la concezione che fosse sufficiente nutrirli, ha lasciato il posto ad una struttura attiva nell' educazione ambientale, nella conservazione delle specie minacciate di estinzione attraverso la partecipazione ai programmi europei di riproduzione in cattività e nel sociale, con attività dedicate ad anziani e non vedenti. Durante il fine settimana si può assistere al pasto degli animali
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Zoológico Bioparco Di Roma
1 Viale del Giardino Zoologico
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Tanti animali, percorsi educativi a valenza ambientale e naturalistica, giochi all'aperto e al chiuso, punti di ristoro, aree pic-nic, in 18 ettari nel cuore di Villa Borghese: è il Bioparco, un luogo visitato ogni anno da oltre 500 mila persone. Il Bioparco costituisce un'alternativa alle tradizionali mete culturali (monumenti, musei, chiese) ed è tra i primi 5 siti per numero di visitatori e al decimo posto nella classifica nazionale (Fonte: Dossier Musei 2007 Touring Club). L’antico Zoo, in cui si collezionavano animali rari secondo la concezione che fosse sufficiente nutrirli, ha lasciato il posto ad una struttura attiva nell' educazione ambientale, nella conservazione delle specie minacciate di estinzione attraverso la partecipazione ai programmi europei di riproduzione in cattività e nel sociale, con attività dedicate ad anziani e non vedenti. Durante il fine settimana si può assistere al pasto degli animali
La villa, dal XVII secolo fino a metà del XVIII, era di proprietà della famiglia Pamphilj che la utilizzò come tenuta agricola, similmente ad altre che si trovavano nella stessa zona. La famiglia Colonna acquistò la proprietà intorno al 1760, mantenendone la natura di terreno agricolo. La costruzione della villa ebbe inizio tuttavia solo nel 1806 su progetto dell'architetto Giuseppe Valadier per il banchiere Giovanni Raimondo Torlonia che aveva comprato la tenuta dai Colonna nel 1797 e venne terminata per il figlio Alessandro. Valadier trasformò due edifici preesistenti (l'edificio padronale e il casino Abbati) in un Palazzo e nell'odierno Casino dei Principi, costruì le Scuderie e un ingresso, oggi demolito in seguito all'ampliamento della via Nomentana. L'architetto risistemò il parco, creando viali simmetrici e perpendicolari alla cui intersezione è posto il palazzo. Contemporaneamente la villa venne abbellita con sculture d'arte classica comprate appositamente. Nel 1832 Alessandro Torlonia, succeduto al defunto padre Giovanni, incaricò Giovan Battista Caretti di continuare i lavori sulla villa. I particolari gusti del principe determinarono la costruzione di un Tempio di Saturno, dei Falsi Ruderi e della Tribuna con Fontana, oltre che del Caffe-House, della Cappella di Sant'Alessandro e dell'Anfiteatro, ora non più esistenti. Collaborarono alla progettazione della villa Giuseppe Jappelli, che si occupò della sistemazione della parte meridionale e vi realizzò la Capanna Svizzera e la Serra Moresca, e Quintiliano Raimondi, che operò sul Teatro e sull'Aranciera, oggi Limonaia. Nella zona sud, differentemente da quella settentrionale, caratterizzata da un gusto neoclassico, vennero creati laghetti, viali a serpentina e nuovi edifici: la Capanna Svizzera, la Serra, la Torre, la Grotta Moresca e il Campo da Tornei. Inoltre, nel 1842, Alessandro fece erigere due obelischi in memoria dei genitori.[2] Il successore, Giovanni, oltre a trasformare la Capanna Svizzera nell'attuale Casina delle Civette, fece edificare un nuovo muro di cinta, il Villino Medievale e il Villino Rosso. Nel 1919 venne scoperto, nei sotterranei della Villa, un cimitero ebraico.
Torlonia/Nomentana station
La villa, dal XVII secolo fino a metà del XVIII, era di proprietà della famiglia Pamphilj che la utilizzò come tenuta agricola, similmente ad altre che si trovavano nella stessa zona. La famiglia Colonna acquistò la proprietà intorno al 1760, mantenendone la natura di terreno agricolo. La costruzione della villa ebbe inizio tuttavia solo nel 1806 su progetto dell'architetto Giuseppe Valadier per il banchiere Giovanni Raimondo Torlonia che aveva comprato la tenuta dai Colonna nel 1797 e venne terminata per il figlio Alessandro. Valadier trasformò due edifici preesistenti (l'edificio padronale e il casino Abbati) in un Palazzo e nell'odierno Casino dei Principi, costruì le Scuderie e un ingresso, oggi demolito in seguito all'ampliamento della via Nomentana. L'architetto risistemò il parco, creando viali simmetrici e perpendicolari alla cui intersezione è posto il palazzo. Contemporaneamente la villa venne abbellita con sculture d'arte classica comprate appositamente. Nel 1832 Alessandro Torlonia, succeduto al defunto padre Giovanni, incaricò Giovan Battista Caretti di continuare i lavori sulla villa. I particolari gusti del principe determinarono la costruzione di un Tempio di Saturno, dei Falsi Ruderi e della Tribuna con Fontana, oltre che del Caffe-House, della Cappella di Sant'Alessandro e dell'Anfiteatro, ora non più esistenti. Collaborarono alla progettazione della villa Giuseppe Jappelli, che si occupò della sistemazione della parte meridionale e vi realizzò la Capanna Svizzera e la Serra Moresca, e Quintiliano Raimondi, che operò sul Teatro e sull'Aranciera, oggi Limonaia. Nella zona sud, differentemente da quella settentrionale, caratterizzata da un gusto neoclassico, vennero creati laghetti, viali a serpentina e nuovi edifici: la Capanna Svizzera, la Serra, la Torre, la Grotta Moresca e il Campo da Tornei. Inoltre, nel 1842, Alessandro fece erigere due obelischi in memoria dei genitori.[2] Il successore, Giovanni, oltre a trasformare la Capanna Svizzera nell'attuale Casina delle Civette, fece edificare un nuovo muro di cinta, il Villino Medievale e il Villino Rosso. Nel 1919 venne scoperto, nei sotterranei della Villa, un cimitero ebraico.

Shopping

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Via Frattina
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Porta Portese è il mercato domenicale più grande e più famoso della capitale. Si estende da via Portuense a via Ippolito Nievo, arrivando fino a viale Trastevere e ovviamente alla piazza da cui prende il nome, piazza di Porta Portese. Come ogni mercato che si rispetti apre molto presto, intorno alle 6:00, poi si smonta tutto intorno alle 14:00. Porta Portese è talmente grande e vario che vi si può trovare di tutto: vestiti usati e nuovi, panini con salsiccia e porchetta, marche tarocche, vecchie biciclette, caschi da moto, valigie, borse, accessori per la casa, piante, dischi, antiquariato, mobili, dischi, cd, ombrelli, taglia puntarelle, portachiavi, giocattoli, cosmetici e ogni cosa vi venga in mente. Dai venditori russi con binocoli, pile e merletti, agli infaticabili nigeriani tutti in fila in mezzo alla via del mercato poichè non hanno un banco di proprietà. Ma ci sono anche i peruviani con le loro maglie multicolore, gli indiani e i turchi con il loro argenti, i polacchi con le scarpe, i venditori del Bangladesh con gli incensi e le piume di pavone.
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Porta Portese
Viale di Trastevere
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Porta Portese è il mercato domenicale più grande e più famoso della capitale. Si estende da via Portuense a via Ippolito Nievo, arrivando fino a viale Trastevere e ovviamente alla piazza da cui prende il nome, piazza di Porta Portese. Come ogni mercato che si rispetti apre molto presto, intorno alle 6:00, poi si smonta tutto intorno alle 14:00. Porta Portese è talmente grande e vario che vi si può trovare di tutto: vestiti usati e nuovi, panini con salsiccia e porchetta, marche tarocche, vecchie biciclette, caschi da moto, valigie, borse, accessori per la casa, piante, dischi, antiquariato, mobili, dischi, cd, ombrelli, taglia puntarelle, portachiavi, giocattoli, cosmetici e ogni cosa vi venga in mente. Dai venditori russi con binocoli, pile e merletti, agli infaticabili nigeriani tutti in fila in mezzo alla via del mercato poichè non hanno un banco di proprietà. Ma ci sono anche i peruviani con le loro maglie multicolore, gli indiani e i turchi con il loro argenti, i polacchi con le scarpe, i venditori del Bangladesh con gli incensi e le piume di pavone.
The restored art deco gem, which opened just in time for Christmas 2004, is central Rome’s only shopping mall, with two dozen or so interesting shops, including an outpost of the Spanish Zara chain of well-priced trendy clothing, CK Calvin Klein, Richard Ginori and Sony Gallery. The Feltrinelli bookstore also functions as a cultural center with regular concerts, readings and lectures. The magnificent old halls, which once were the scene of impromptu political gatherings spilling over from the house of deputies across the street, are now the site of comfortable cafés where shoppers can enjoy a coffee, drink or light meal under the soaring stained glass ceiling. Via del Corso at Piazza Colonna
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Galleria Alberto Sordi
33 Piazza Colonna
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The restored art deco gem, which opened just in time for Christmas 2004, is central Rome’s only shopping mall, with two dozen or so interesting shops, including an outpost of the Spanish Zara chain of well-priced trendy clothing, CK Calvin Klein, Richard Ginori and Sony Gallery. The Feltrinelli bookstore also functions as a cultural center with regular concerts, readings and lectures. The magnificent old halls, which once were the scene of impromptu political gatherings spilling over from the house of deputies across the street, are now the site of comfortable cafés where shoppers can enjoy a coffee, drink or light meal under the soaring stained glass ceiling. Via del Corso at Piazza Colonna
A flair for style and a passion for shopping, la Rinascente store in Rome, in Piazza Fiume, is the ideal place when it comes down to the best in fashion, accessories, beauty, home and design. Here shoppers can find the best brands with two storeys dedicated to men's wear, from formal attire to smart casual, and to women's fashion with a vast and prestigious assortment of both classic and trendy style and not forgetting the kids' collections that will please even the most demanding wish for style. While on the ground floor, shoppers will be dazzled by the refined accessories and a rich assortment of cosmetic and skin care products from the world of beauty.
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Piazza Fiume
Piazza Fiume
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A flair for style and a passion for shopping, la Rinascente store in Rome, in Piazza Fiume, is the ideal place when it comes down to the best in fashion, accessories, beauty, home and design. Here shoppers can find the best brands with two storeys dedicated to men's wear, from formal attire to smart casual, and to women's fashion with a vast and prestigious assortment of both classic and trendy style and not forgetting the kids' collections that will please even the most demanding wish for style. While on the ground floor, shoppers will be dazzled by the refined accessories and a rich assortment of cosmetic and skin care products from the world of beauty.

Getting Around

Così denominata per la vicinanza con il seicentesco Collegio dei Neofiti o Catecumeni, la fontana venne disegnata dall’architetto Giacomo della Porta (1533-1602) ed alimentata dall’acqua Felice nell’ambito del programma di riqualificazione della città promosso da papa Sisto V Peretti (1585-1590) Autore: Giacomo della Porta. Datazione: 1588-1589. Materiali: travertino. Alimentazione originaria: acquedotto Felice. L’opera fu iniziata dallo scalpellino Battista Rusconi, mentre la sistemazione della scalinata si deve al successivo intervento di Girolamo de Rossi che nel 1595 operò per “spianare, assettare e nettare la scalinata a torno la fontana”. La fontana si compone di una vasca ottagonale adorna di riquadri con l’emblema del pontefice e gli stemmi del Comune. Al centro si levano due balaustri sovrapposti che sostengono altrettanti catini. Mentre il bacino inferiore, caratterizzato da quattro mascheroni grotteschi che versano acqua, spetta all’originaria sistemazione, quello superiore ha sostituito un calice sormontato dal trimonzio dello stemma Peretti nel corso di un restauro condotto durante il pontificato di Innocenzo XI Odescalchi (1676-1689). La fontana è stata sottoposta a restauro nel 1997, anno nel quale l’area circostante è stata ripavimentata e pedonalizzata. Oggi è il centro del Rione Monti e della movida notturna, con caffè, wine bar e una folla di romani e turisti che sulla piazzetta parla e si diverte fino alle luci dell'alba.
Fountain of the catechumens
Piazza della Madonna dei Monti
Così denominata per la vicinanza con il seicentesco Collegio dei Neofiti o Catecumeni, la fontana venne disegnata dall’architetto Giacomo della Porta (1533-1602) ed alimentata dall’acqua Felice nell’ambito del programma di riqualificazione della città promosso da papa Sisto V Peretti (1585-1590) Autore: Giacomo della Porta. Datazione: 1588-1589. Materiali: travertino. Alimentazione originaria: acquedotto Felice. L’opera fu iniziata dallo scalpellino Battista Rusconi, mentre la sistemazione della scalinata si deve al successivo intervento di Girolamo de Rossi che nel 1595 operò per “spianare, assettare e nettare la scalinata a torno la fontana”. La fontana si compone di una vasca ottagonale adorna di riquadri con l’emblema del pontefice e gli stemmi del Comune. Al centro si levano due balaustri sovrapposti che sostengono altrettanti catini. Mentre il bacino inferiore, caratterizzato da quattro mascheroni grotteschi che versano acqua, spetta all’originaria sistemazione, quello superiore ha sostituito un calice sormontato dal trimonzio dello stemma Peretti nel corso di un restauro condotto durante il pontificato di Innocenzo XI Odescalchi (1676-1689). La fontana è stata sottoposta a restauro nel 1997, anno nel quale l’area circostante è stata ripavimentata e pedonalizzata. Oggi è il centro del Rione Monti e della movida notturna, con caffè, wine bar e una folla di romani e turisti che sulla piazzetta parla e si diverte fino alle luci dell'alba.