La guida di Patrizia

Patrizia
La guida di Patrizia

Visite turistiche

La meraviglia del barocco tra arte e botanica: Palazzo Borromeo e i giardini all'italiana. Fino al 1630 l’isola Bella era uno scoglio abitato da pescatori, con due piccole chiese e qualche orto. I Borromeo, già proprietari dell’isola Madre dal 1501, dal primo ventennio del Seicento con Giulio Cesare III e Carlo III concentrano i propri interessi sull’isola, dando avvio al grandioso progetto che porterà alla creazione del Palazzo e del giardino. Questo intento verrà portato avanti, ampliato e definito da Vitaliano VI a tutti gli effetti considerato il fondatore dell’Isola Bella. I lavori che hanno portato all’attuale assetto si susseguono senza interruzione anche successivamente durante tutto il Settecento e l’Ottocento, fino ad arrivare al 1948 quando con Vitaliano IX Borromeo vengono costruiti il Salone Nuovo, la facciata settentrionale e il grande molo.
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Isola Bella station
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La meraviglia del barocco tra arte e botanica: Palazzo Borromeo e i giardini all'italiana. Fino al 1630 l’isola Bella era uno scoglio abitato da pescatori, con due piccole chiese e qualche orto. I Borromeo, già proprietari dell’isola Madre dal 1501, dal primo ventennio del Seicento con Giulio Cesare III e Carlo III concentrano i propri interessi sull’isola, dando avvio al grandioso progetto che porterà alla creazione del Palazzo e del giardino. Questo intento verrà portato avanti, ampliato e definito da Vitaliano VI a tutti gli effetti considerato il fondatore dell’Isola Bella. I lavori che hanno portato all’attuale assetto si susseguono senza interruzione anche successivamente durante tutto il Settecento e l’Ottocento, fino ad arrivare al 1948 quando con Vitaliano IX Borromeo vengono costruiti il Salone Nuovo, la facciata settentrionale e il grande molo.
L'Isola dei Pescatori, detta anche Isola Superiore per la posizione più a nord rispetto alle altre isole del golfo, è sicuramente la più pittoresca delle Isole Borromee, nonché l'unica a essere stabilmente abitata. Il suo piccolo e antico borgo si caratterizza per gli stretti vicoli su cui spiccano le tipiche abitazioni a più piani, con lunghi balconi adibiti all'essiccamento del pesce; gli abitanti dell'isola vivono, infatti, principalmente di pesca e di turismo. Il suo inconfondibile e suggestivo profilo è contraddistinto dall'aguzzo campanile della Chiesa di San Vittore che spunta sui tetti rossi delle case e la sua riva è sempre occupata dalle piccole barche dei suoi cinquanta residenti. La suggestione aumenta alla sera, quando l'intera isola viene avvolta da un'armoniosa illuminazione che la trasforma in un vero e proprio quadro vivente, specchiato nelle docili acque del Lago Maggiore. Sull'isola si trovano negozietti tipici e rinomati ristoranti dove è possibile gustare piatti a base di pesce appena pescato, tradizione che perdura nel tempo e che non cessa di deliziare i palati di personaggi famosi e non solo. A questo proposito vale la pena ricordare l'aneddoto che nel 1935 vide Mussolini e gli altri protagonisti della Conferenza di Stresa optare per un fuoriprogramma sull'isola, attratti dal desiderio di gustarne il piatto più celebre, il pesce persico. Giunti sull'isola è impossibile non visitare la Chiesa di San Vittore, eletta a monumento nazionale, che conserva tuttora l'originario abside con finestre monofore risalente al sec. XI. Al suo interno è conservato un affresco cinquecentesco raffigurante Sant'Agata, oltre ad alcune tele seicentesche e ai busti in legno degli apostoli Pietro e Andrea, patroni dei pescatori. Abitata da almeno 700 anni l'isola, d'estate gode di una grande affluenza di visitatori che passeggiano nei vicoli e comprano oggetti di artigianato locale nel piccolo e caratteristico mercatino. Famosa a Ferragosto è la processione della statua della vergine Maria su una barca intorno alle isole, circondata da numerosi natanti di turisti e di abitanti della zona.
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Isola Pescatori station
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L'Isola dei Pescatori, detta anche Isola Superiore per la posizione più a nord rispetto alle altre isole del golfo, è sicuramente la più pittoresca delle Isole Borromee, nonché l'unica a essere stabilmente abitata. Il suo piccolo e antico borgo si caratterizza per gli stretti vicoli su cui spiccano le tipiche abitazioni a più piani, con lunghi balconi adibiti all'essiccamento del pesce; gli abitanti dell'isola vivono, infatti, principalmente di pesca e di turismo. Il suo inconfondibile e suggestivo profilo è contraddistinto dall'aguzzo campanile della Chiesa di San Vittore che spunta sui tetti rossi delle case e la sua riva è sempre occupata dalle piccole barche dei suoi cinquanta residenti. La suggestione aumenta alla sera, quando l'intera isola viene avvolta da un'armoniosa illuminazione che la trasforma in un vero e proprio quadro vivente, specchiato nelle docili acque del Lago Maggiore. Sull'isola si trovano negozietti tipici e rinomati ristoranti dove è possibile gustare piatti a base di pesce appena pescato, tradizione che perdura nel tempo e che non cessa di deliziare i palati di personaggi famosi e non solo. A questo proposito vale la pena ricordare l'aneddoto che nel 1935 vide Mussolini e gli altri protagonisti della Conferenza di Stresa optare per un fuoriprogramma sull'isola, attratti dal desiderio di gustarne il piatto più celebre, il pesce persico. Giunti sull'isola è impossibile non visitare la Chiesa di San Vittore, eletta a monumento nazionale, che conserva tuttora l'originario abside con finestre monofore risalente al sec. XI. Al suo interno è conservato un affresco cinquecentesco raffigurante Sant'Agata, oltre ad alcune tele seicentesche e ai busti in legno degli apostoli Pietro e Andrea, patroni dei pescatori. Abitata da almeno 700 anni l'isola, d'estate gode di una grande affluenza di visitatori che passeggiano nei vicoli e comprano oggetti di artigianato locale nel piccolo e caratteristico mercatino. Famosa a Ferragosto è la processione della statua della vergine Maria su una barca intorno alle isole, circondata da numerosi natanti di turisti e di abitanti della zona.
L’impronta esotica di una natura lussureggiante: il Palazzo e il giardino all'Inglese. Dalla nuda roccia dell’era glaciale fece capolino nella storia nell’anno 846 come isoletta con poche case, una chiesetta dedicata a san Vittore, un cimitero e alcune piante d’ulivo destinate alla produzione dell’olio da usare nelle liturgie. Durante l’età medievale, l’Isola di San Vittore è appartenuta a vari proprietari (abati e vescovi) e solo nel 1501 appare il documento che ratifica il passaggio di proprietà dal vescovo di Novara al nobile Lancillotto Borromeo. Per via di matrimoni, l’Isola di San Vittore passò attorno al 1520 alla famiglia Trivulzio, e solo nel 1563 Renato Borromeo rientrò in possesso della proprietà, che da lui prese il nome di Isola Renata. Venne dato nuovo impulso alla fabbrica del palazzo chiamando Pellegrino Pellegrini, detto il Tibaldi, figura di spicco della cultura lombarda e architetto di fiducia di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano. In questo periodo risale l’aspetto tardo cinquecentesco del Palazzo che ancora oggi vediamo. A fare grandi progressi anche i giardini ad opera dell’architetto Filippo Cagnola, che nel 1710 immortalò con grande precisione scalinate, pergolati e vasi. Alla fine del secolo XVIII l’Isola Madre aveva assunto l’aspetto che sostanzialmente conserva ancora oggi e iniziò ad essere considerata un luogo di pace e riposo grazie al clima mite ed alla lussureggiante natura. Furono in seguito costruite le serre (1826) e la cappella di famiglia, voluta a partire dal 1858 da Vitaliano IX ad opera dell’architetto Defendente Vannini. All’inizio del Novecento si pensò di trasformare l’Isola Madre prima in albergo e poi di affittarlo solo privatamente a una clientela molto selezionata. A definire il futuro dell’Isola Madre sono stati invece Giberto e Bona Borromeo Arese tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento: il palazzo (sontuosamente arredato con mobili e opere d’arte provenienti dalla villa Borromeo Arese di Cesano Maderno) e i vasti giardini sono stati definitivamente destinati al godimento del pubblico.
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Isola Madre
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L’impronta esotica di una natura lussureggiante: il Palazzo e il giardino all'Inglese. Dalla nuda roccia dell’era glaciale fece capolino nella storia nell’anno 846 come isoletta con poche case, una chiesetta dedicata a san Vittore, un cimitero e alcune piante d’ulivo destinate alla produzione dell’olio da usare nelle liturgie. Durante l’età medievale, l’Isola di San Vittore è appartenuta a vari proprietari (abati e vescovi) e solo nel 1501 appare il documento che ratifica il passaggio di proprietà dal vescovo di Novara al nobile Lancillotto Borromeo. Per via di matrimoni, l’Isola di San Vittore passò attorno al 1520 alla famiglia Trivulzio, e solo nel 1563 Renato Borromeo rientrò in possesso della proprietà, che da lui prese il nome di Isola Renata. Venne dato nuovo impulso alla fabbrica del palazzo chiamando Pellegrino Pellegrini, detto il Tibaldi, figura di spicco della cultura lombarda e architetto di fiducia di Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano. In questo periodo risale l’aspetto tardo cinquecentesco del Palazzo che ancora oggi vediamo. A fare grandi progressi anche i giardini ad opera dell’architetto Filippo Cagnola, che nel 1710 immortalò con grande precisione scalinate, pergolati e vasi. Alla fine del secolo XVIII l’Isola Madre aveva assunto l’aspetto che sostanzialmente conserva ancora oggi e iniziò ad essere considerata un luogo di pace e riposo grazie al clima mite ed alla lussureggiante natura. Furono in seguito costruite le serre (1826) e la cappella di famiglia, voluta a partire dal 1858 da Vitaliano IX ad opera dell’architetto Defendente Vannini. All’inizio del Novecento si pensò di trasformare l’Isola Madre prima in albergo e poi di affittarlo solo privatamente a una clientela molto selezionata. A definire il futuro dell’Isola Madre sono stati invece Giberto e Bona Borromeo Arese tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento: il palazzo (sontuosamente arredato con mobili e opere d’arte provenienti dalla villa Borromeo Arese di Cesano Maderno) e i vasti giardini sono stati definitivamente destinati al godimento del pubblico.
Un'oasi di pace verde. Sul lungolago di Stresa in direzione sud, si estendono i 18 ettari di parco dove l’anima botanica e quella faunistica vivono in armonia. Sono ospitate qui oltre 50 specie tra mammiferi e volatili, e hanno nel tempo trovato casa al Parco anche alcuni esemplari selvatici salvati dalla guardia forestale e che non sopravvivrebbero se reimmessi in libertà. Gli specialisti della flora lavorano per valorizzare il ricco patrimonio botanico che le condizioni climatiche uniche del Lago Maggiore regalano. Il Giardino dei fiori è un esempio dell’estro e dell’impegno che i giardinieri mettono quotidianamente nella cura del verde. Villa Pallavicino nacque come dimora privata nel 1855, quando l’area fu acquisita da Ruggero Bonghi, statista e letterato. Seguì il passaggio al duca di Vallombrosa e nel 1862 l’acquisizione da parte della famiglia nobile genovese Pallavicino che ampliò la tenuta, costruì strade carrozzabili, adornò il parco di statue e trasformò la semplice dimora nella splendida villa ottocentesca di stile neoclassico che ancora oggi si erge sulla collina. Fu invece la marchesa Luisa, nel 1952, a portare a compimento l’opera ospitando qui animali provenienti da ogni angolo del mondo per costruire uno zoo d’eccezione. Nel 1956 i Pallavicino decisero di trasformare il loro meraviglioso giardino in museo faunistico aperto al pubblico. Dal 2017 il Parco Pallavicino è entrato nel circuito delle Terre Borromeo.
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Villa Pallavicino
4 Piazza Marconi
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Un'oasi di pace verde. Sul lungolago di Stresa in direzione sud, si estendono i 18 ettari di parco dove l’anima botanica e quella faunistica vivono in armonia. Sono ospitate qui oltre 50 specie tra mammiferi e volatili, e hanno nel tempo trovato casa al Parco anche alcuni esemplari selvatici salvati dalla guardia forestale e che non sopravvivrebbero se reimmessi in libertà. Gli specialisti della flora lavorano per valorizzare il ricco patrimonio botanico che le condizioni climatiche uniche del Lago Maggiore regalano. Il Giardino dei fiori è un esempio dell’estro e dell’impegno che i giardinieri mettono quotidianamente nella cura del verde. Villa Pallavicino nacque come dimora privata nel 1855, quando l’area fu acquisita da Ruggero Bonghi, statista e letterato. Seguì il passaggio al duca di Vallombrosa e nel 1862 l’acquisizione da parte della famiglia nobile genovese Pallavicino che ampliò la tenuta, costruì strade carrozzabili, adornò il parco di statue e trasformò la semplice dimora nella splendida villa ottocentesca di stile neoclassico che ancora oggi si erge sulla collina. Fu invece la marchesa Luisa, nel 1952, a portare a compimento l’opera ospitando qui animali provenienti da ogni angolo del mondo per costruire uno zoo d’eccezione. Nel 1956 i Pallavicino decisero di trasformare il loro meraviglioso giardino in museo faunistico aperto al pubblico. Dal 2017 il Parco Pallavicino è entrato nel circuito delle Terre Borromeo.
L'eremo di Santa Caterina del Sasso (per esteso eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro è un monastero sorto a strapiombo sulla sponda orientale del lago Maggiore, nel comune di Leggiuno (VA) raggiungibile comodamente da Stresa col battello in dieci minuti. Al di là della superba bellezza del luogo, è la storia stessa dell'Eremo ad attirare ogni anno moltissimi visitatori e pellegrini. L'Eremo di Santa Caterina fu fondato da un ricco mercante, tale Alberto Besozzi. Ritrovatosi in mezzo a un naufragio il Besozzi si affidò a Santa Caterina d'Alessandria, facendo voto di penitenza qualora si fosse salvato. Il mercante si salvò aggrappandosi a delle rocce e lì si ritirò, come promesso, a fare l'eremita: in quel luogo ora sorge l'Eremo. Nel 1195 Alberto intervenne per contrastare la peste che aveva colpito le zone circostanti e, a seguito di una rivelazione angelica, fece costruire un sacello simile a quello che custodiva i resti di Santa Caterina d'Alessandria sul Sinai. Alla sua morte, avvenuta nel 1205, Alberto venne sepolto accanto alla cappella di Santa Caterina, ed in seguito venne proclamato Beato: il Beato Alberto Besozzi le cui spoglie riposano ancora oggi all'Eremo. L'Eremo vide successivamente un altro fatto miracoloso: quando nel Seicento dei massi franarono cadendo sulla volta che custodiva la tomba di Alberto, il fato volle che si fermassero poco distanti da terra, per poi adagiarsi lentamente sul pavimento anni dopo. Questo fatto contribuì ad associare in modo definitivo il luogo di preghiera con il miracolo. Durante il 1300 venne abitato da una comunità di monaci Agostiniani. Nel 1379 subentrarono i Romiti Ambrosiani e nel 1649 i Carmelitani. Dal 1970 l' Eremo di Santa Caterina è proprietà della Provincia di Varese, che ha provveduto al restauro i cui lavori sono terminati nel 1986: la struttura è stata quindi affidata ai Benedettini. Abbarbicato su di un costone roccioso del Lago Maggiore, l'Eremo di Santa Caterina si affaccia direttamente sul Lago. Può essere raggiunto solo a piedi, scendendo una ripida scalinata dal sovrastante agglomerato di case, oppure via lago. Nel 2010 è stato inaugurato un ascensore scavato nella roccia che rende meno difficoltoso l'accesso dal parcheggio sul piazzale sovrastante. Il vero e proprio complesso monastico risale al 1300, anche se le pitture più recenti sono del 1800. L'Eremo è composto di tre edifici: il Convento Meridionale, il Conventino e la chiesa. Alla sinistra di quest'ultima, a strapiombo sul lago, troviamo un fiero campanile del XIV secolo. L'Eremo presenta un ricco calendario di celebrazioni liturgiche ed eventi, durante il corso dell'intero anno. Celebri ormai i Concerti collegati alle Settimane Musicali di Stresa.
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Santa Caterina del Sasso
13 Via Santa Caterina
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L'eremo di Santa Caterina del Sasso (per esteso eremo di Santa Caterina del Sasso Ballaro è un monastero sorto a strapiombo sulla sponda orientale del lago Maggiore, nel comune di Leggiuno (VA) raggiungibile comodamente da Stresa col battello in dieci minuti. Al di là della superba bellezza del luogo, è la storia stessa dell'Eremo ad attirare ogni anno moltissimi visitatori e pellegrini. L'Eremo di Santa Caterina fu fondato da un ricco mercante, tale Alberto Besozzi. Ritrovatosi in mezzo a un naufragio il Besozzi si affidò a Santa Caterina d'Alessandria, facendo voto di penitenza qualora si fosse salvato. Il mercante si salvò aggrappandosi a delle rocce e lì si ritirò, come promesso, a fare l'eremita: in quel luogo ora sorge l'Eremo. Nel 1195 Alberto intervenne per contrastare la peste che aveva colpito le zone circostanti e, a seguito di una rivelazione angelica, fece costruire un sacello simile a quello che custodiva i resti di Santa Caterina d'Alessandria sul Sinai. Alla sua morte, avvenuta nel 1205, Alberto venne sepolto accanto alla cappella di Santa Caterina, ed in seguito venne proclamato Beato: il Beato Alberto Besozzi le cui spoglie riposano ancora oggi all'Eremo. L'Eremo vide successivamente un altro fatto miracoloso: quando nel Seicento dei massi franarono cadendo sulla volta che custodiva la tomba di Alberto, il fato volle che si fermassero poco distanti da terra, per poi adagiarsi lentamente sul pavimento anni dopo. Questo fatto contribuì ad associare in modo definitivo il luogo di preghiera con il miracolo. Durante il 1300 venne abitato da una comunità di monaci Agostiniani. Nel 1379 subentrarono i Romiti Ambrosiani e nel 1649 i Carmelitani. Dal 1970 l' Eremo di Santa Caterina è proprietà della Provincia di Varese, che ha provveduto al restauro i cui lavori sono terminati nel 1986: la struttura è stata quindi affidata ai Benedettini. Abbarbicato su di un costone roccioso del Lago Maggiore, l'Eremo di Santa Caterina si affaccia direttamente sul Lago. Può essere raggiunto solo a piedi, scendendo una ripida scalinata dal sovrastante agglomerato di case, oppure via lago. Nel 2010 è stato inaugurato un ascensore scavato nella roccia che rende meno difficoltoso l'accesso dal parcheggio sul piazzale sovrastante. Il vero e proprio complesso monastico risale al 1300, anche se le pitture più recenti sono del 1800. L'Eremo è composto di tre edifici: il Convento Meridionale, il Conventino e la chiesa. Alla sinistra di quest'ultima, a strapiombo sul lago, troviamo un fiero campanile del XIV secolo. L'Eremo presenta un ricco calendario di celebrazioni liturgiche ed eventi, durante il corso dell'intero anno. Celebri ormai i Concerti collegati alle Settimane Musicali di Stresa.
Il Lago Maggiore Express (da metà aprile a metà ottobre) vi offre un viaggio indimenticabile in ferrovia e in battello. L’escursione giornaliera sul Lago Maggiore ed attraverso le Centovalli e la Valle Vigezzo, con itinerario ad “anello”, la cui direzione può essere anche invertita, può iniziare da una qualunque delle località toccate sull’intero percorso. Una giornata ricca di contrasti vi attende: viaggerete in ltalia e nella parte meridionale della Svizzera (Canton Ticino). Potrete navigare su tutto il Lago Maggiore ammirando le lsole Borromee, i Castelli di Cannero Riviera, le lsole di Brissago, Ascona e raggiungere Locarno all’estremità nord del lago. Avrete la possibilità di pranzare a bordo o al sacco. Con il pittoresco treno a scartamento ridotto della Ferrovia Vigezzina-Centovalli attraverserete uno dei territori più selvaggi e romantici. Partendo in seguito da Domodossola, con i treni di “TrenitaIia” e “Trenord”, farete ritorno a Stresa. Acquistando il biglietto valido “2 giorni consecutivi” è possibile utilizzare la seconda giornata per navigare liberamente su tutto il lago visitando i più noti siti turistici (Arona, Verbania, Laveno Mombello, Luino ecc.). I biglietti si possono ottenere presso le biglietterie delle Società presenti sul luogo e presso gli altri punti di rivendita autorizzati.
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Lago Maggiore Express
1 Via Francesco Baracca
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Il Lago Maggiore Express (da metà aprile a metà ottobre) vi offre un viaggio indimenticabile in ferrovia e in battello. L’escursione giornaliera sul Lago Maggiore ed attraverso le Centovalli e la Valle Vigezzo, con itinerario ad “anello”, la cui direzione può essere anche invertita, può iniziare da una qualunque delle località toccate sull’intero percorso. Una giornata ricca di contrasti vi attende: viaggerete in ltalia e nella parte meridionale della Svizzera (Canton Ticino). Potrete navigare su tutto il Lago Maggiore ammirando le lsole Borromee, i Castelli di Cannero Riviera, le lsole di Brissago, Ascona e raggiungere Locarno all’estremità nord del lago. Avrete la possibilità di pranzare a bordo o al sacco. Con il pittoresco treno a scartamento ridotto della Ferrovia Vigezzina-Centovalli attraverserete uno dei territori più selvaggi e romantici. Partendo in seguito da Domodossola, con i treni di “TrenitaIia” e “Trenord”, farete ritorno a Stresa. Acquistando il biglietto valido “2 giorni consecutivi” è possibile utilizzare la seconda giornata per navigare liberamente su tutto il lago visitando i più noti siti turistici (Arona, Verbania, Laveno Mombello, Luino ecc.). I biglietti si possono ottenere presso le biglietterie delle Società presenti sul luogo e presso gli altri punti di rivendita autorizzati.
Incastonati, come un gioiello, sulle rive nord occidentali del Lago Maggiore, tra Pallanza e Intra, si trovano i giardini di Villa Taranto, sicuramente una delle più belle attrazioni del Piemonte. Nel 2014, Villa Taranto è stata eletta dal sito Buzzfeed come il giardino più bello del mondo, superando famosissimi luoghi come Versailles (Parigi, FR), Mottisfont Abbey Rose Gardens (Humpshire, UK) e i Gardens at the Cloisters (New York, USA). Con l’arrivo della primavera questi giardini terrazzati, che occupano una superficie di 16 ettari, sbocciano e riaprono al pubblico per lasciarsi ammirare in tutto il loro splendore. La storia di questi meravigliosi giardini e della sua villa è legata indissolubilmente alla figura di Neil Boyd Watson McEacharn, un capitano di origine scozzese, amante della botanica e del Bel Paese. Nel 1931, il Capitano McEacharn decise di comprare la proprietà dalla Marchesa di Sant’Elia per trasformarla in un giardino all’inglese, situato in una parte d’Italia che gli ricordava la sua terra d’origine, la Scozia. McEacharn fece diventare il giardino una vera e propria opera d’arte con migliaia di piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo. Alcuni esemplari sono molto rari ed impreziosiscono questa “galleria d’arte botanica” che, ogni primavera, offre uno spettacolo unico e suggestivo. Il nome “Villa Taranto” venne dato dallo stesso capitano in onore di un suo antenato, Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald, nominato duca di Taranto da Napoleone. All’interno dei giardini si trova una villa, costruita nel 1875 su progetto dell’architetto ticinese Augusto Guidin. La villa purtroppo non è visitabile in quanto sede, dal 1996, della prefettura della provincia di Verbano Cusio Ossola. Si può invece visitare il bellissimo edificio dell’Erbario, l’ex portineria di gusto eclettico dove sono esposti preziosi e raffinati “quadri naturali”. Da non perdere assolutamente, durante la vostra visita a Villa Taranto, sono: il Viale delle Conifere (incredibile sequenza compatta di esemplari di conifere molto rari e provenienti da tutto il mondo), la Fontana dei Putti (chiamata così per le sculture che l’adornano e che in primavera è circondata da splendide fioriture), il Labirinto delle Dahlie (con oltre 1700 piante in fioritura), il Mausoleo (dove è sepolto, per suo desiderio, l’artefice di questo meraviglioso giardino) e poi ancora le serre, i giardini terrazzati con i loro giochi d’acqua e tanto altro ancora. Se non siete ancora stati a Villa Taranto per ammirare i suoi meravigliosi giardini, vera e propria opera d’arte a cielo aperto, dovete assolutamente farci un salto. Da non perdere la settimana del tulipano.
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Villa Taranto Botanical Gardens
111 Via Vittorio Veneto
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Incastonati, come un gioiello, sulle rive nord occidentali del Lago Maggiore, tra Pallanza e Intra, si trovano i giardini di Villa Taranto, sicuramente una delle più belle attrazioni del Piemonte. Nel 2014, Villa Taranto è stata eletta dal sito Buzzfeed come il giardino più bello del mondo, superando famosissimi luoghi come Versailles (Parigi, FR), Mottisfont Abbey Rose Gardens (Humpshire, UK) e i Gardens at the Cloisters (New York, USA). Con l’arrivo della primavera questi giardini terrazzati, che occupano una superficie di 16 ettari, sbocciano e riaprono al pubblico per lasciarsi ammirare in tutto il loro splendore. La storia di questi meravigliosi giardini e della sua villa è legata indissolubilmente alla figura di Neil Boyd Watson McEacharn, un capitano di origine scozzese, amante della botanica e del Bel Paese. Nel 1931, il Capitano McEacharn decise di comprare la proprietà dalla Marchesa di Sant’Elia per trasformarla in un giardino all’inglese, situato in una parte d’Italia che gli ricordava la sua terra d’origine, la Scozia. McEacharn fece diventare il giardino una vera e propria opera d’arte con migliaia di piante e fiori provenienti da ogni parte del mondo. Alcuni esemplari sono molto rari ed impreziosiscono questa “galleria d’arte botanica” che, ogni primavera, offre uno spettacolo unico e suggestivo. Il nome “Villa Taranto” venne dato dallo stesso capitano in onore di un suo antenato, Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald, nominato duca di Taranto da Napoleone. All’interno dei giardini si trova una villa, costruita nel 1875 su progetto dell’architetto ticinese Augusto Guidin. La villa purtroppo non è visitabile in quanto sede, dal 1996, della prefettura della provincia di Verbano Cusio Ossola. Si può invece visitare il bellissimo edificio dell’Erbario, l’ex portineria di gusto eclettico dove sono esposti preziosi e raffinati “quadri naturali”. Da non perdere assolutamente, durante la vostra visita a Villa Taranto, sono: il Viale delle Conifere (incredibile sequenza compatta di esemplari di conifere molto rari e provenienti da tutto il mondo), la Fontana dei Putti (chiamata così per le sculture che l’adornano e che in primavera è circondata da splendide fioriture), il Labirinto delle Dahlie (con oltre 1700 piante in fioritura), il Mausoleo (dove è sepolto, per suo desiderio, l’artefice di questo meraviglioso giardino) e poi ancora le serre, i giardini terrazzati con i loro giochi d’acqua e tanto altro ancora. Se non siete ancora stati a Villa Taranto per ammirare i suoi meravigliosi giardini, vera e propria opera d’arte a cielo aperto, dovete assolutamente farci un salto. Da non perdere la settimana del tulipano.
Accedendo dalla hall dell'hotel si prende l'ascensore fino all'ultimo piano dove si trova lo Sky Bar. La terrazza con vista mozzafiato sul Lago, sui Monti e tutto intorno. Unico sia di giorno che di sera.
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Sky Bar presso Hotel La Palma
33 Corso Umberto I
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Accedendo dalla hall dell'hotel si prende l'ascensore fino all'ultimo piano dove si trova lo Sky Bar. La terrazza con vista mozzafiato sul Lago, sui Monti e tutto intorno. Unico sia di giorno che di sera.
Bellissima passeggiata fronte lago, davanti ai grandi alberghi. Da non perdere il tratto che dalla curva dopo l'Hotel Bristol prosegue a destra verso il lido di Carciano; a pochi metri si gira verso il lago nei giardini di Villa Palazzola. Vista meravigliosa davanti alle Isole, posto migliore per scattare foto. In estate adatto per rilassarsi.
Lungolago di Stresa
73 Corso Umberto I
Bellissima passeggiata fronte lago, davanti ai grandi alberghi. Da non perdere il tratto che dalla curva dopo l'Hotel Bristol prosegue a destra verso il lido di Carciano; a pochi metri si gira verso il lago nei giardini di Villa Palazzola. Vista meravigliosa davanti alle Isole, posto migliore per scattare foto. In estate adatto per rilassarsi.

Offerta gastronomica

Dalla colazione, al pranzo, all'aperitivo, alla cena. Goditi questa location con terrazzo sul lago di fronte all'Isola Bella. Ne vale la pena in ogni momento della giornata.
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L'idrovolante Café
6 Piazzale Lido
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Dalla colazione, al pranzo, all'aperitivo, alla cena. Goditi questa location con terrazzo sul lago di fronte all'Isola Bella. Ne vale la pena in ogni momento della giornata.