DANTE E LEONARDO DA VINCI

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DANTE E LEONARDO DA VINCI

Leonardo Da Vinci e la Romagna

21 giugno 1502: probabile primo giorno di permanenza ad Urbino, dove Leonardo Da Vinci giunge insieme a Cesare Borgia. 30 luglio: Leonardo lascia Urbino. 1 agosto: primo giorno a Pesaro. 8 agosto: giunge a Rimini dove annota, tra l’altro, l’armonia delle cadute d’acqua della Fontana cosiddetta “della pigna” nell’attuale piazza Cavour. 10 agosto: Leonardo è a Cesena per la festa di San Lorenzo. 15 agosto: ancora a Cesena dove effettua il rilievo delle mura e redige altre note e schizzi di fortificazioni. 6 settembre: è a Cesenatico dove disegna una planimetria del porto canale e una veduta a volo d’uccello del borgo marinaro. 10 settembre: arrivo a Imola; forse nei giorni precedente è stato a Faenza dove ha disegnato la cattedrale. A Imola Leonardo realizza la mappa della città. 10 dicembre: probabile partenza da Imola. Forse non tutti sanno che il Maestro Leonardo da Vinci, invitato da Cesare Borgia in Romagna effettuò un affascinante viaggio tra fortezze, porti, piazze e architetture. Ripercorriamo qui il suo itinerario, toccando quei luoghi che egli ammirò e di cui si trova traccia nei suoi taccuini, come il “Codice L” (conservato in originale all’Institut de France di Parigi e in riproduzione al Museo della Marineria di Cesenatico). Prima di tutto, però, un po’ di contesto: è il 1502 e Cesare Borgia ha appena conquistato il Ducato di Romagna, con l’appoggio del papa Alessandro VI e del re di Francia Luigi XII. Il neo-Duca si rivolge a Leonardo da Vinci, che aveva già potuto conoscere e apprezzare a Milano, e gli affida l’incarico di verificare le fortificazioni e le infrastrutture strategiche del territorio da lui dominato e progettare eventuali miglioramenti. Leonardo si mette in viaggio e con la carica di “Architecto et Ingegnero Generale” si reca da Pesaro e Urbino verso Rimini, giungendoci l’8/8/1502. Leonardo osservatore delle cose di Romagna Oltre a svolgere un importante incarico al servizio di Cesare Borgia, la sua innata curiosità e l’insaziabile bisogno di capire indussero Leonardo a disquisire anche sugli usi e costumi locali, annotando in un prezioso libretto di appunti, insolite osservazioni di carattere etnologico.
Rimini Partendo da Rimini, sediamoci sul bordo della Fontana della Pigna, allora in Piazza dell’Arengo, oggi in Piazza Cavour, ad osservare l’acqua scrosciare proprio come fece Leonardo, che ne descrive l’effetto armonioso nei suoi appunti segreti: “Fassi un’armonia colle diverse cadute d’acqua, come vedesti alla fonte di Rimini, come vedesti addì 8/8/1502”. Un verso che porta indietro nel tempo, quando la Fontana doveva diventare, come si evince dai disegni di Leonardo, un avveniristico congegno che avrebbe utilizzato l’acqua non come pompa, ma facendo “suonare” l’acqua stessa, cadendo dentro vasi di diversa forma.
Fontana della Pigna
11 Piazza Cavour
Rimini Partendo da Rimini, sediamoci sul bordo della Fontana della Pigna, allora in Piazza dell’Arengo, oggi in Piazza Cavour, ad osservare l’acqua scrosciare proprio come fece Leonardo, che ne descrive l’effetto armonioso nei suoi appunti segreti: “Fassi un’armonia colle diverse cadute d’acqua, come vedesti alla fonte di Rimini, come vedesti addì 8/8/1502”. Un verso che porta indietro nel tempo, quando la Fontana doveva diventare, come si evince dai disegni di Leonardo, un avveniristico congegno che avrebbe utilizzato l’acqua non come pompa, ma facendo “suonare” l’acqua stessa, cadendo dentro vasi di diversa forma.
Cesena Da Rimini raggiungiamo la vicina Cesena, dove Leonardo giunse per la festa di San Lorenzo. Qui è la Rocca della città, oggi Rocca Malatestiana, posta sulla sommità del Colle Garampo, da visitare sulle tracce del maestro. Cesena è la città che Cesare Borgia voleva ingrandire e abbellire per farne la sede della sua corte. In quella che oggi è la magnifica Piazza del Popolo, Leonardo compì rilievi delle mura e delle fortificazioni. La massiccia cortina muraria del fronte meridionale della Rocca Nuova fu modificata nel 1503 con la realizzazione di mura dette “alla franzosa” per fronteggiare le nuove tecniche d’assedio, parare i colpi sempre più devastanti delle armi da fuoco pesanti e avere il controllo diretto del territorio antistante. Questo ingegnoso sistema di difesa, conservato ancora sugli spalti della Rocca, fu approvato verosimilmente da Leonardo da Vinci. È interessante notare come la forma assunta dalle feritoie per l’artiglieria sia la stessa dei disegni leonardeschi.
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Cesena
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Cesena Da Rimini raggiungiamo la vicina Cesena, dove Leonardo giunse per la festa di San Lorenzo. Qui è la Rocca della città, oggi Rocca Malatestiana, posta sulla sommità del Colle Garampo, da visitare sulle tracce del maestro. Cesena è la città che Cesare Borgia voleva ingrandire e abbellire per farne la sede della sua corte. In quella che oggi è la magnifica Piazza del Popolo, Leonardo compì rilievi delle mura e delle fortificazioni. La massiccia cortina muraria del fronte meridionale della Rocca Nuova fu modificata nel 1503 con la realizzazione di mura dette “alla franzosa” per fronteggiare le nuove tecniche d’assedio, parare i colpi sempre più devastanti delle armi da fuoco pesanti e avere il controllo diretto del territorio antistante. Questo ingegnoso sistema di difesa, conservato ancora sugli spalti della Rocca, fu approvato verosimilmente da Leonardo da Vinci. È interessante notare come la forma assunta dalle feritoie per l’artiglieria sia la stessa dei disegni leonardeschi.
Cesenatico Tra le mostre più recenti, allestite dal Museo della Marineria di Cesenatico, quella dedicata al genio di Leonardo da Vinci. Lo scienziato e inventore, oltre 500 anni fa, ha vissuto qualche tempo presso la cittadina romagnola su mandato di Cesare Borgia, lasciando un segno tangibile del suo passaggio. Oltre ad alcuni modelli di macchine relative all’acqua era esposta anche la ricostruzione di un ‘ponte salvatico’, realizzato assemblando ingegnosamente alcuni tronchi di legno. Leonardo al porto di Cesenatico Raccontare il viaggio di Leonardo da Vinci in Romagna, il suo rapporto con il mecenate Cesare Borgia e mostrare dal vivo alcune delle macchine e delle invenzioni del grande ingegnere e scienziato italiano. E’ stata una delle mostre più interessanti ‘andata in scena’ nel 2012 presso il Museo della Marineria di Cesenatico, che continua a confermarsi come uno dei poli più attivi della marineria in Italia. Questa volta la città romagnola ha raccontato il viaggio in Romagna di Leonardo da Vinci, 510 anni dopo il suo passaggio. La mostra “Leonardo da Vinci al Porto Cesenatico” ha esposto in modo semplice e divulgativo, con l’ausilio di un ampio apparato iconografico, la vicenda di questo passaggio e il contesto storico nel quale è avvenuto, senza dimenticare però di rilevare anche tutte le implicazioni simboliche che questa sua presenza originò, nella cultura locale e fino nella promozione turistica, che considera sempre Leonardo il più valido “testimonial” di Cesenatico. Il famoso “Codice L” Il 6/9/1502 Leonardo da Vinci lascia il ricordo della sua presenza a Cesenatico tracciando sul suo taccuino di viaggio, il famoso “Codice L”, un preciso rilievo del piccolo borgo marinaro accompagnato da una veduta dall’alto della rocca. Leonardo si trova a Cesenatico in qualità di “ingegnere generale” di Cesare Borgia, che aveva da poco conquistato la Romagna spodestando le ultime litigiose signorie, e aveva affidato a lui con un apposito lasciapassare il compito di verificare e migliorare le fortificazioni e infrastrutture strategiche del suo nuovo ducato, tra le quali figurava appunto il porto di Cesena. Il significato del “passaggio” di Leonardo a Cesenatico, come accadrà anche in seguito con Garibaldi, va però ben oltre il semplice dato storico, per assumere una più ampia valenza simbolica: Leonardo diventa così, insieme a Garibaldi, uno dei protagonisti che concorrono a formare la storia e l’identità cittadina soprattutto nel primo Novecento, quando il Genio di Vinci viene riscoperto e divulgato al più vasto pubblico con alcuni celebri libri, ottenendo anche l’attenzione della nascente psicanalisi grazie ad un famoso saggio di Sigmund Freud. Le macchine leonardesche e il “ponte salvatico” In occasione della mostra è stato possibile vedere alcuni interessanti modelli di macchine leonardesche relative all’acqua, elemento verso il quale Leonardo aveva un grande interesse sia dal punto di vista ingegneristico, sia filosofico, concessi in prestito dal Museo Leonardiano di Vinci. Tra queste il ponte a carreggiate sovrapposte, il ponte girevole, un battello a pale, lo scafo a doppia carena e l’attrezzatura per camminare sull’acqua. Era inoltre presente un esemplare in scala ridotta del “ponte salvatico”, cioè il “ponte di salvataggio” realizzato secondo l’ingegnoso progetto di Leonardo assemblando a incastro alcuni tronchi. Una sala ospitava anche un grande e dettagliato diorama del Porto Cesenatico alla fine del XVIII sec..
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Porto Canale Leonardesco
Corso Giuseppe Garibaldi
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Cesenatico Tra le mostre più recenti, allestite dal Museo della Marineria di Cesenatico, quella dedicata al genio di Leonardo da Vinci. Lo scienziato e inventore, oltre 500 anni fa, ha vissuto qualche tempo presso la cittadina romagnola su mandato di Cesare Borgia, lasciando un segno tangibile del suo passaggio. Oltre ad alcuni modelli di macchine relative all’acqua era esposta anche la ricostruzione di un ‘ponte salvatico’, realizzato assemblando ingegnosamente alcuni tronchi di legno. Leonardo al porto di Cesenatico Raccontare il viaggio di Leonardo da Vinci in Romagna, il suo rapporto con il mecenate Cesare Borgia e mostrare dal vivo alcune delle macchine e delle invenzioni del grande ingegnere e scienziato italiano. E’ stata una delle mostre più interessanti ‘andata in scena’ nel 2012 presso il Museo della Marineria di Cesenatico, che continua a confermarsi come uno dei poli più attivi della marineria in Italia. Questa volta la città romagnola ha raccontato il viaggio in Romagna di Leonardo da Vinci, 510 anni dopo il suo passaggio. La mostra “Leonardo da Vinci al Porto Cesenatico” ha esposto in modo semplice e divulgativo, con l’ausilio di un ampio apparato iconografico, la vicenda di questo passaggio e il contesto storico nel quale è avvenuto, senza dimenticare però di rilevare anche tutte le implicazioni simboliche che questa sua presenza originò, nella cultura locale e fino nella promozione turistica, che considera sempre Leonardo il più valido “testimonial” di Cesenatico. Il famoso “Codice L” Il 6/9/1502 Leonardo da Vinci lascia il ricordo della sua presenza a Cesenatico tracciando sul suo taccuino di viaggio, il famoso “Codice L”, un preciso rilievo del piccolo borgo marinaro accompagnato da una veduta dall’alto della rocca. Leonardo si trova a Cesenatico in qualità di “ingegnere generale” di Cesare Borgia, che aveva da poco conquistato la Romagna spodestando le ultime litigiose signorie, e aveva affidato a lui con un apposito lasciapassare il compito di verificare e migliorare le fortificazioni e infrastrutture strategiche del suo nuovo ducato, tra le quali figurava appunto il porto di Cesena. Il significato del “passaggio” di Leonardo a Cesenatico, come accadrà anche in seguito con Garibaldi, va però ben oltre il semplice dato storico, per assumere una più ampia valenza simbolica: Leonardo diventa così, insieme a Garibaldi, uno dei protagonisti che concorrono a formare la storia e l’identità cittadina soprattutto nel primo Novecento, quando il Genio di Vinci viene riscoperto e divulgato al più vasto pubblico con alcuni celebri libri, ottenendo anche l’attenzione della nascente psicanalisi grazie ad un famoso saggio di Sigmund Freud. Le macchine leonardesche e il “ponte salvatico” In occasione della mostra è stato possibile vedere alcuni interessanti modelli di macchine leonardesche relative all’acqua, elemento verso il quale Leonardo aveva un grande interesse sia dal punto di vista ingegneristico, sia filosofico, concessi in prestito dal Museo Leonardiano di Vinci. Tra queste il ponte a carreggiate sovrapposte, il ponte girevole, un battello a pale, lo scafo a doppia carena e l’attrezzatura per camminare sull’acqua. Era inoltre presente un esemplare in scala ridotta del “ponte salvatico”, cioè il “ponte di salvataggio” realizzato secondo l’ingegnoso progetto di Leonardo assemblando a incastro alcuni tronchi. Una sala ospitava anche un grande e dettagliato diorama del Porto Cesenatico alla fine del XVIII sec..
Faenza Quindi Leonardo riprese il suo cammino diretto a Faenza, dove il suo passaggio è testimoniato dal disegno che fece al Duomo, in Piazza della Libertà, dalla cui maestosità Da Vinci resta affascinato a tal punto da farne ricordo sui suoi taccuini di viaggio. Si notano, nei disegni di Leonardo, inequivocabili anomalie rispetto al duomo faentino: l’edificio basilicale è privo di abside poligonale, fatto che consentirebbe di riportare la costruzione dell’abside attuale a non prima del 1502, un dubbio che forse non potrà mai essere totalmente dissipato, ma che diventa uno spunto per ammirare la bellezza di questa magnifica Basilica. Non si può lasciare Faenza senza aver visitato anche le sue storiche botteghe ceramiche, un’arte da cui anche Leonardo rimase incantato. Dell’artigianato ceramico faentino si trova riferimento nel codice Hammer (1504-1506) che accenna alla presenza in “val di Lamona di terra da fare boccali, boccali che si fabbricano sulle rive del fiume medesimo”.
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Faenza
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Faenza Quindi Leonardo riprese il suo cammino diretto a Faenza, dove il suo passaggio è testimoniato dal disegno che fece al Duomo, in Piazza della Libertà, dalla cui maestosità Da Vinci resta affascinato a tal punto da farne ricordo sui suoi taccuini di viaggio. Si notano, nei disegni di Leonardo, inequivocabili anomalie rispetto al duomo faentino: l’edificio basilicale è privo di abside poligonale, fatto che consentirebbe di riportare la costruzione dell’abside attuale a non prima del 1502, un dubbio che forse non potrà mai essere totalmente dissipato, ma che diventa uno spunto per ammirare la bellezza di questa magnifica Basilica. Non si può lasciare Faenza senza aver visitato anche le sue storiche botteghe ceramiche, un’arte da cui anche Leonardo rimase incantato. Dell’artigianato ceramico faentino si trova riferimento nel codice Hammer (1504-1506) che accenna alla presenza in “val di Lamona di terra da fare boccali, boccali che si fabbricano sulle rive del fiume medesimo”.
Imola Il soggiorno più lungo di Leonardo fu però a Imola, dove si fermò fino a dicembre. Imola in quello scorcio d’autunno del 1502 era un vero e proprio campo militare, dove Cesare Borgia aveva raccolto armi e uomini a migliaia. Nel clamore e nella concitazione di questa piazza d’armi, Leonardo percorse con i suoi aiutanti strade e quartieri, disegnando mura e congegni. Tra i frutti più preziosi del suo soggiorno imolese è la pianta della città, ora conservata presso la Royal Library del castello inglese di Windsor. Passeggiare per le vie del centro storico di Imola, un piccolo gioiello cittadino, ripercorrere le stesse strade di Leonardo, guardare quelle piazze, edifici e mura, è una sensazione senza tempo. Leonardo queste strade le immaginò inscritte in un cerchio suddiviso da otto raggi recanti i nomi dei venti e, nella parte inferiore della mappa, in una sorta di contrappunto naturale alla geometrica spartizione degli spazi ad opera dell’uomo, disegnò lo scorrere del fiume Santerno con larghe anse azzurrine.
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Imola
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Imola Il soggiorno più lungo di Leonardo fu però a Imola, dove si fermò fino a dicembre. Imola in quello scorcio d’autunno del 1502 era un vero e proprio campo militare, dove Cesare Borgia aveva raccolto armi e uomini a migliaia. Nel clamore e nella concitazione di questa piazza d’armi, Leonardo percorse con i suoi aiutanti strade e quartieri, disegnando mura e congegni. Tra i frutti più preziosi del suo soggiorno imolese è la pianta della città, ora conservata presso la Royal Library del castello inglese di Windsor. Passeggiare per le vie del centro storico di Imola, un piccolo gioiello cittadino, ripercorrere le stesse strade di Leonardo, guardare quelle piazze, edifici e mura, è una sensazione senza tempo. Leonardo queste strade le immaginò inscritte in un cerchio suddiviso da otto raggi recanti i nomi dei venti e, nella parte inferiore della mappa, in una sorta di contrappunto naturale alla geometrica spartizione degli spazi ad opera dell’uomo, disegnò lo scorrere del fiume Santerno con larghe anse azzurrine.
Sogliano al Rubicone Percorrendo l’itinerario n. 2 o l’itinerario n. 3 si passa per il bel Parco San Donato di Vignola, dove sono presenti due “concavità”, incavature coniche scavate nel terreno che servivano nel Rinascimento ad amplificare i suoni dei corni; i pastori romagnoli a quel tempo le usavano per comunicare a grandi distanze. Alla base della struttura è presente un pulsante che può attivare il meccanismo sonoro; è così possibile riascoltare quegli antichi suoni. Le concavità sono state realizzate basandosi sui disegni del grande artista e scienziato Leonardo da Vinci (1452-1519) che nel 1502 visitò la Romagna. I fac-simili di questi disegni, insieme ad altri, sono conservati nel “Museo Leonardo da Vinci e la Romagna”, all’interno del Palazzo della Cultura di Sogliano al Rubicone.
San Donato Park
Via Vignola Chiesa
Sogliano al Rubicone Percorrendo l’itinerario n. 2 o l’itinerario n. 3 si passa per il bel Parco San Donato di Vignola, dove sono presenti due “concavità”, incavature coniche scavate nel terreno che servivano nel Rinascimento ad amplificare i suoni dei corni; i pastori romagnoli a quel tempo le usavano per comunicare a grandi distanze. Alla base della struttura è presente un pulsante che può attivare il meccanismo sonoro; è così possibile riascoltare quegli antichi suoni. Le concavità sono state realizzate basandosi sui disegni del grande artista e scienziato Leonardo da Vinci (1452-1519) che nel 1502 visitò la Romagna. I fac-simili di questi disegni, insieme ad altri, sono conservati nel “Museo Leonardo da Vinci e la Romagna”, all’interno del Palazzo della Cultura di Sogliano al Rubicone.
Dedicato al “periodo romagnolo” di Leonardo da Vinci, questo piccolo museo a Sogliano al Rubicone, in provincia di Cesena, si propone di illustrare le caratteristiche del territorio e le sue tradizioni attraverso le osservazioni e le analisi di questo straordinario uomo d’ingegno. Il Museo è articolato in due sezioni: una scientifica e una etnografica. La prima documenta, attraverso l’esposizione di copie anastatiche di manoscritti, studi, disegni ed appunti, le analisi inerenti aspetti di fisica, di meccanica e idraulica, svolte da Leonardo durante il suo soggiorno in Romagna. La seconda presenta gli studi sugli usi e costumi della tradizione popolare romagnola del XVI sec., con particolare riferimento al tema dell’acqua, del suono e della natura. Qui si segnala la presenza dei modelli e delle immagini delle “concavità” realizzate nel parco San Donato.
Museo Leonardo da Vinci e la Romagna
54 Via XX Settembre
Dedicato al “periodo romagnolo” di Leonardo da Vinci, questo piccolo museo a Sogliano al Rubicone, in provincia di Cesena, si propone di illustrare le caratteristiche del territorio e le sue tradizioni attraverso le osservazioni e le analisi di questo straordinario uomo d’ingegno. Il Museo è articolato in due sezioni: una scientifica e una etnografica. La prima documenta, attraverso l’esposizione di copie anastatiche di manoscritti, studi, disegni ed appunti, le analisi inerenti aspetti di fisica, di meccanica e idraulica, svolte da Leonardo durante il suo soggiorno in Romagna. La seconda presenta gli studi sugli usi e costumi della tradizione popolare romagnola del XVI sec., con particolare riferimento al tema dell’acqua, del suono e della natura. Qui si segnala la presenza dei modelli e delle immagini delle “concavità” realizzate nel parco San Donato.

Il cammino di Dante

Ancora prima di Jules Verne e J.R.R. Tolkien, il primo a scrivere di un viaggio immaginario fu Dante Alghieri. Con questo itinerario non vogliamo portarvi dall’Inferno al Paradiso, ma vogliamo proporvi un viaggio a ritroso nel tempo per ripercorrere i passi del Sommo Poeta, le cui tracce disseminate a Ravenna sono testimoniate nei versi della Divina Commedia. In 48 ore vogliamo farvi scoprire i tre punti estremi del Cammino di Dante, un percorso culturale, artistico, storico e spirituale nei luoghi dell’Emilia-Romagna in cui il padre della lingua italiana soggiornò, influenzando la sua vita e la sua produzione letteraria: Ravenna, San Benedetto in Alpe e Brisighella.
Prima tappa Ravenna Strano a dirsi ma il nostro Cammino di Dante parte … dalla fine. Il punto di inizio, infatti, è il luogo in cui sono conservati i suoi resti, a Ravenna: il Sommo Poeta visse gli ultimi anni della propria esistenza nella città romagnola, morendovi nel 1321. La tomba di Dante Alighieri è il sepolcro in stile neoclassico eretto vicino alla Basilica di San Francesco nel centro della città. A fianco del mausoleo dantesco, si trova il giardino con il Quadrarco di Braccioforte, dove furono conservate le ossa dantesche durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi due luoghi, insieme agli attigui chiostri francescani, nei quali ha sede il Museo Dantesco, fanno parte della Zona del Silenzio, un'area di rispetto che circonda il luogo della sepoltura del Poeta. Ma Ravenna dà più di uno spunto per incontrare le tracce di Dante Alighieri: basta concedersi un po’ di tempo per la contemplazione dei mosaici di Sant'Apollinare Nuovo, della Basilica di San Vitale e del Mausoleo di Galla Placidia. La storia tramandata da secoli vuole, infatti, che Dante abbia spesso tratto ispirazione dai mosaici per descrivere luoghi e personaggi della Divina Commedia.
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Ravenna
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Prima tappa Ravenna Strano a dirsi ma il nostro Cammino di Dante parte … dalla fine. Il punto di inizio, infatti, è il luogo in cui sono conservati i suoi resti, a Ravenna: il Sommo Poeta visse gli ultimi anni della propria esistenza nella città romagnola, morendovi nel 1321. La tomba di Dante Alighieri è il sepolcro in stile neoclassico eretto vicino alla Basilica di San Francesco nel centro della città. A fianco del mausoleo dantesco, si trova il giardino con il Quadrarco di Braccioforte, dove furono conservate le ossa dantesche durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi due luoghi, insieme agli attigui chiostri francescani, nei quali ha sede il Museo Dantesco, fanno parte della Zona del Silenzio, un'area di rispetto che circonda il luogo della sepoltura del Poeta. Ma Ravenna dà più di uno spunto per incontrare le tracce di Dante Alighieri: basta concedersi un po’ di tempo per la contemplazione dei mosaici di Sant'Apollinare Nuovo, della Basilica di San Vitale e del Mausoleo di Galla Placidia. La storia tramandata da secoli vuole, infatti, che Dante abbia spesso tratto ispirazione dai mosaici per descrivere luoghi e personaggi della Divina Commedia.
Seconda tappa Portico e San Benedetto La seconda tappa di questo itinerario dedicato al Cammino di Dante è il comune di San Benedetto in Alpe. Qui si trova la Cascata dell’Acquacheta, il cui paesaggio spettacolare viene evocato nel XVI Canto dell'Inferno, dove Dante paragona il fragore dello scroscio dell'acqua della cascata alla rumorosa e assordante cascata del Flegetonte, fiume che separa il settimo dall'ottavo cerchio dell'Inferno. La cascata, meta escursionistica molto amata e tra le più frequentate dell'Appennino tosco-romagnolo, si trova a un'ora e mezza circa di cammino da San Benedetto in Alpe e fa parte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. La si incontra risalendo il corso del torrente Acquacheta fino alla confluenza col torrente Lavane. Il sentiero che conduce alla cascata, facilmente percorribile, parte da Piazza XXV Aprile, a San Benedetto, ma è raggiungibile anche da diversi punti del primo tratto della strada provinciale San Benedetto – Marradi.
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San Benedetto In Alpe
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Seconda tappa Portico e San Benedetto La seconda tappa di questo itinerario dedicato al Cammino di Dante è il comune di San Benedetto in Alpe. Qui si trova la Cascata dell’Acquacheta, il cui paesaggio spettacolare viene evocato nel XVI Canto dell'Inferno, dove Dante paragona il fragore dello scroscio dell'acqua della cascata alla rumorosa e assordante cascata del Flegetonte, fiume che separa il settimo dall'ottavo cerchio dell'Inferno. La cascata, meta escursionistica molto amata e tra le più frequentate dell'Appennino tosco-romagnolo, si trova a un'ora e mezza circa di cammino da San Benedetto in Alpe e fa parte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. La si incontra risalendo il corso del torrente Acquacheta fino alla confluenza col torrente Lavane. Il sentiero che conduce alla cascata, facilmente percorribile, parte da Piazza XXV Aprile, a San Benedetto, ma è raggiungibile anche da diversi punti del primo tratto della strada provinciale San Benedetto – Marradi.
Terza tappa Brisighella La terza, e ultima, tappa conduce a Brisighella. Le origini di questo antico borgo di stampo medievale, noto soprattutto per la proverbiale ospitalità, i panoramici paesaggi e le tradizioni enogastronomiche, risalgono infatti al Duecento, quando l’allora signore del luogo, Maghinardo, fece costruire nel 1290 una torre di difesa sullo sperone roccioso, al posto dell’attuale Torre dell’Orologio, per controllare i passaggi dalla Romagna ghibellina verso la Firenze guelfa. I destini di Maghinardo e di Dante Alighieri si intrecciarono a partire dal 1289, quando entrambi presero parte alla battaglia Campaldino. La rocca, in seguito, ospitò il Poeta nel 1302 all’inizio del suo peregrinare. Ma non è tutto: Brisighella fa parte del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, la cui peculiarità, rispetto al circostante Appennino, è qualcosa che si percepisce al primo sguardo, soprattutto osservandone la vegetazione. Il gesso possiede infatti caratteristiche non comuni che hanno prodotto paesaggi molto diversificati, oltre a un microclima che ha dato vita a una flora unica. Lo spettacolo più emozionante è senz’altro a primavera, quando i prati si riempiono di orchidee selvatiche. Questi sono alcuni dei luoghi che hanno ispirato i capolavori della Divina Commedia, offrendo al Dante viaggiatore spunti per immaginare gli scenari in cui far muovere gli uomini e le donne con le loro infinite storie da raccontare.
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Brisighella
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Terza tappa Brisighella La terza, e ultima, tappa conduce a Brisighella. Le origini di questo antico borgo di stampo medievale, noto soprattutto per la proverbiale ospitalità, i panoramici paesaggi e le tradizioni enogastronomiche, risalgono infatti al Duecento, quando l’allora signore del luogo, Maghinardo, fece costruire nel 1290 una torre di difesa sullo sperone roccioso, al posto dell’attuale Torre dell’Orologio, per controllare i passaggi dalla Romagna ghibellina verso la Firenze guelfa. I destini di Maghinardo e di Dante Alighieri si intrecciarono a partire dal 1289, quando entrambi presero parte alla battaglia Campaldino. La rocca, in seguito, ospitò il Poeta nel 1302 all’inizio del suo peregrinare. Ma non è tutto: Brisighella fa parte del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, la cui peculiarità, rispetto al circostante Appennino, è qualcosa che si percepisce al primo sguardo, soprattutto osservandone la vegetazione. Il gesso possiede infatti caratteristiche non comuni che hanno prodotto paesaggi molto diversificati, oltre a un microclima che ha dato vita a una flora unica. Lo spettacolo più emozionante è senz’altro a primavera, quando i prati si riempiono di orchidee selvatiche. Questi sono alcuni dei luoghi che hanno ispirato i capolavori della Divina Commedia, offrendo al Dante viaggiatore spunti per immaginare gli scenari in cui far muovere gli uomini e le donne con le loro infinite storie da raccontare.
Il Cammino di Dante Percorsa la via del Sale, lunga poco più di 2 km, si sbuca sulla via Lughese che è da percorrere per poche decine di metri in direzione Forlì, stando attenti perché in questo caso il traffico è notevole e scorre a velocità molto elevata (mper imboccare la via Bovelacci lunga circa un chilometro. La strada termina a ridosso del Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.), nel punto in cui bypassa il fiume Montone. Sulla riva del corso d’acqua corre una pista ciclo-pedonale, in alcuni tratti anche carrabile al servizio di diverse abitazioni, che dal ponte di Schiavonia conduce a Ravenna. Non a caso l’Associazione “Il Cammino di Dante” l’ha scelta come itinerario delle prime due tappe del percorso che collega la città bizantina con Firenze. Si parte dalla Tomba di Dante e dopo aver visitato la Basilica di San Francesco, il rinnovato centro didattico dantesco dei frati minori e i numerosi luoghi danteschi della città, si lascia il centro storico procedendo lungo l’argine dei Fiumi Uniti, si continua lungo l’argine del Montone. In seguito si raggiungeranno nell’ordine: la chiusa e la frazione di San Marco, la sede dell’Associazione (San Marco, via Argine sinistro Montone 135, per ritirare le credenziali), San Pancrazio, Chiesuola e infine Pontevico, dopo aver macinato circa 18 chilometri. Per ritemprarsi dalla fatica si può approfittare della presenza della storica “Trattoria da Luciano”, sita nello stesso posto dove sorgeva una modesta osteria conosciuta e frequentata dai birocciai e dai viandanti che qui sostavano per rifocillarsi. Ora, da cinquant’anni, è attivo l’attuale ristorante che propone pietanze tipiche romagnole. Da Pontevico parte la seconda tappa pianeggiante e senza difficoltà che porterà il camminatore a Oriolo dei Fichi (circa 20 km). Percorrendo sempre l’argine del fiume si proseguirà verso le colline passando sotto l’autostrada e la ferrovia prima di arrivare all’incrocio con la via Emilia. Dopo aver attraversato la via Emilia occorre continuare lungo l’argine del torrente Cosina per poi imboccare via Ossi. Qui si girerà a sinistra e dopo 250 m. a destra per via Castel Leone e per via del Passo; successivamente si dovrà svoltare per via Oriolo fino ad arrivare alla storica Torre che nell’attuale costruzione risale al 1476, anno di ristrutturazione del fortilizio ad opera dei Manfredi, signori di Faenza.
Trattoria da Luciano – Cucina tipica romagnola e specialità grigliate
1 Via Prada
Il Cammino di Dante Percorsa la via del Sale, lunga poco più di 2 km, si sbuca sulla via Lughese che è da percorrere per poche decine di metri in direzione Forlì, stando attenti perché in questo caso il traffico è notevole e scorre a velocità molto elevata (mper imboccare la via Bovelacci lunga circa un chilometro. La strada termina a ridosso del Canale Emiliano Romagnolo (C.E.R.), nel punto in cui bypassa il fiume Montone. Sulla riva del corso d’acqua corre una pista ciclo-pedonale, in alcuni tratti anche carrabile al servizio di diverse abitazioni, che dal ponte di Schiavonia conduce a Ravenna. Non a caso l’Associazione “Il Cammino di Dante” l’ha scelta come itinerario delle prime due tappe del percorso che collega la città bizantina con Firenze. Si parte dalla Tomba di Dante e dopo aver visitato la Basilica di San Francesco, il rinnovato centro didattico dantesco dei frati minori e i numerosi luoghi danteschi della città, si lascia il centro storico procedendo lungo l’argine dei Fiumi Uniti, si continua lungo l’argine del Montone. In seguito si raggiungeranno nell’ordine: la chiusa e la frazione di San Marco, la sede dell’Associazione (San Marco, via Argine sinistro Montone 135, per ritirare le credenziali), San Pancrazio, Chiesuola e infine Pontevico, dopo aver macinato circa 18 chilometri. Per ritemprarsi dalla fatica si può approfittare della presenza della storica “Trattoria da Luciano”, sita nello stesso posto dove sorgeva una modesta osteria conosciuta e frequentata dai birocciai e dai viandanti che qui sostavano per rifocillarsi. Ora, da cinquant’anni, è attivo l’attuale ristorante che propone pietanze tipiche romagnole. Da Pontevico parte la seconda tappa pianeggiante e senza difficoltà che porterà il camminatore a Oriolo dei Fichi (circa 20 km). Percorrendo sempre l’argine del fiume si proseguirà verso le colline passando sotto l’autostrada e la ferrovia prima di arrivare all’incrocio con la via Emilia. Dopo aver attraversato la via Emilia occorre continuare lungo l’argine del torrente Cosina per poi imboccare via Ossi. Qui si girerà a sinistra e dopo 250 m. a destra per via Castel Leone e per via del Passo; successivamente si dovrà svoltare per via Oriolo fino ad arrivare alla storica Torre che nell’attuale costruzione risale al 1476, anno di ristrutturazione del fortilizio ad opera dei Manfredi, signori di Faenza.

Dante, il mare e la natura

Dal tempo di Dante molto è cambiato a Ravenna e nei suoi dintorni. Ma molto è rimasto uguale. Le spiagge lunghe e mutevoli, un tempo approdo d'Imperatori, oggi luogo di villeggiatura, sport e relax. La pineta che da sempre la protegge su più lati. Le valli di terra ed acqua salmastra, ricche di flora e fauna incredibili. Seguiteci in questo itinerario di tre giorni attorno a Ravenna, alla scoperta dei luoghi incantevoli che ispirarono il Sommo Poeta, e non solo.
Prima Tappa Marina di Ravenna Il rapporto tra Dante e il mare emerge in più punti nelle sue scritture. Pur essendo nato lontano dalle coste, nel corso della vita ha toccato varie sponde, tra viaggi, battaglie, fughe e ambascerie. Il mare di Ravenna, appena oltre la pineta, fu per lui un dolce compagno. Le dune selvagge, la tranquillità, l'incredibile molteplicità di piante e animali. Oggi i nove lidi Ravennati, in un tratto di costa lungo 35 km, offrono una grande varietà per le vacanze e il tempo libero. Sport, relax, escursioni, birdwatching, attività didattiche, ottime strutture ricettive, locali e ristoranti, si amalgamano nel rispetto della natura e nel segno della sostenibilità. Simbolo di questo stile di vivere il mare è il progetto del “Parco Marittimo” che tra passerelle retrodunali, nuovo arredo urbano, segnaletica dedicata e una particolare attenzione alla mobilità, punta a ridisegnare il rapporto tra città e costa, aree urbane e naturali, per collegarle in armonia, creando spazi aperti, attrezzati e fruibili tutto l’anno. Non resta dunque che scegliere in quale lido approdare, per una giornata come volete voi: • Casalborsetti: uno dei lidi preferiti da campeggiatori e viaggiatori in camper. Sorge sulle due sponde del canale Destra Reno. Offre spiagge selvagge e un piccolo ma moderno porto turistico; • Marina Romea: immersa nella pineta, offre spiagge lunghissime e un piccolo porto turistico alla foce del fiume Lamone, paradiso dei surfisti, luogo incantevole per aperitivi e cene romantiche; • Porto Corsini: piccolo paesino tra mare e laguna, ideale per le attività all'aria aperta, come surf ed escursioni a cavallo; • Marina di Ravenna: di certo la località più di tendenza e una delle più antiche del litorale ravennate. Tantissimi servizi di ottimo livello e un porto turistico che vanta più di 1000 posti barca; • Punta Marina Terme: celebre per lo stabilimento termale, che sorge proprio sulla spiaggia, offre anche tanti stabilimenti balneari ben attrezzati, negozi e ristoranti; • Lido Adriano: uno dei centri più grandi e più moderni, il più scelto durante l'estate. Tante strutture e stabilimenti, scivoli d'acqua, musica ed eventi culturali per tutte le età; • Lido di Dante: la più piccola, la più tranquilla, a ridosso di spiagge incontaminate; • Lido di Classe: per una villeggiatura rilassante, molto adatto alle famiglie. Numerose iniziative dedicata alla natura, soprattutto nella pineta di Classe; • Lido di Savio: la località con il maggior numero di strutture ricettive. Ampia spiaggia, centro ippico, impianti sportivi ma anche tanti locali per la sera. È la più vicina a Mirabilandia, uno dei parchi di divertimento più grandi d'Italia.
Casal Borsetti
Prima Tappa Marina di Ravenna Il rapporto tra Dante e il mare emerge in più punti nelle sue scritture. Pur essendo nato lontano dalle coste, nel corso della vita ha toccato varie sponde, tra viaggi, battaglie, fughe e ambascerie. Il mare di Ravenna, appena oltre la pineta, fu per lui un dolce compagno. Le dune selvagge, la tranquillità, l'incredibile molteplicità di piante e animali. Oggi i nove lidi Ravennati, in un tratto di costa lungo 35 km, offrono una grande varietà per le vacanze e il tempo libero. Sport, relax, escursioni, birdwatching, attività didattiche, ottime strutture ricettive, locali e ristoranti, si amalgamano nel rispetto della natura e nel segno della sostenibilità. Simbolo di questo stile di vivere il mare è il progetto del “Parco Marittimo” che tra passerelle retrodunali, nuovo arredo urbano, segnaletica dedicata e una particolare attenzione alla mobilità, punta a ridisegnare il rapporto tra città e costa, aree urbane e naturali, per collegarle in armonia, creando spazi aperti, attrezzati e fruibili tutto l’anno. Non resta dunque che scegliere in quale lido approdare, per una giornata come volete voi: • Casalborsetti: uno dei lidi preferiti da campeggiatori e viaggiatori in camper. Sorge sulle due sponde del canale Destra Reno. Offre spiagge selvagge e un piccolo ma moderno porto turistico; • Marina Romea: immersa nella pineta, offre spiagge lunghissime e un piccolo porto turistico alla foce del fiume Lamone, paradiso dei surfisti, luogo incantevole per aperitivi e cene romantiche; • Porto Corsini: piccolo paesino tra mare e laguna, ideale per le attività all'aria aperta, come surf ed escursioni a cavallo; • Marina di Ravenna: di certo la località più di tendenza e una delle più antiche del litorale ravennate. Tantissimi servizi di ottimo livello e un porto turistico che vanta più di 1000 posti barca; • Punta Marina Terme: celebre per lo stabilimento termale, che sorge proprio sulla spiaggia, offre anche tanti stabilimenti balneari ben attrezzati, negozi e ristoranti; • Lido Adriano: uno dei centri più grandi e più moderni, il più scelto durante l'estate. Tante strutture e stabilimenti, scivoli d'acqua, musica ed eventi culturali per tutte le età; • Lido di Dante: la più piccola, la più tranquilla, a ridosso di spiagge incontaminate; • Lido di Classe: per una villeggiatura rilassante, molto adatto alle famiglie. Numerose iniziative dedicata alla natura, soprattutto nella pineta di Classe; • Lido di Savio: la località con il maggior numero di strutture ricettive. Ampia spiaggia, centro ippico, impianti sportivi ma anche tanti locali per la sera. È la più vicina a Mirabilandia, uno dei parchi di divertimento più grandi d'Italia.
Seconda Tappa Classe Una “divina foresta, spessa e viva” viene descritta da Dante Alighieri nel canto XXVIII del Purgatorio. L'ispirazione potrebbe essere la Pineta di Classe, a pochi chilometri da Ravenna, alla quale la paragona proprio all'inizio del Canto. La brezza fa ondeggiare i rami, ma gli uccellini non smettono di cantare. Proprio come avviene “per la pineta in su ‘l lito di Chiassi” quando spira, lieve, lo Scirocco. Ospite di Guido da Polenta, negli anni tra il 1318 e il 1321, Dante era solito passeggiare nella fitta boscaglia litoranea fino quasi a perdere l'orientamento. Al riparo dai raggi del sole, contemplava la natura variegata e rigogliosa, proprio mentre stava terminando la sua immane opera. Oggi esistono ancora le Querce di Dante, lungo un anello di circa 4 km che dal Parco 1° Maggio (Fosso Ghiaia) si inoltra nella Pineta di Classe. Percorribile a piedi, a cavallo o in mountain bike, permette di raggiungere il cuore della foresta, passando attraverso zone asciutte ricche di lecci e pini domestici o zone più umide, popolate da farnie e, appunto, querce. Da questo circuito di partenza è possibile visitare in seguito tutta la pineta: a nord fino al paesino di Classe, che si dipana attorno alla Basilica di Sant'Apollinare in Classe, ricca di mosaici bizantini; a sud verso Savio e il lago delle Ghiarine; ad est sino alle dune costiere e alla foce del Bevano, una riserva naturale unica e incontaminata, passando per l'Ortazzo e l'Ortazzino, luoghi magici dall'incredibile biodiversità. I vari itinerari sono percorribili anche grazie ad alcune visite organizzate, guidati da esperti di ambiente e natura. Scoprite di più con la mappa dei percorsi.
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Pineta di Classe
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Seconda Tappa Classe Una “divina foresta, spessa e viva” viene descritta da Dante Alighieri nel canto XXVIII del Purgatorio. L'ispirazione potrebbe essere la Pineta di Classe, a pochi chilometri da Ravenna, alla quale la paragona proprio all'inizio del Canto. La brezza fa ondeggiare i rami, ma gli uccellini non smettono di cantare. Proprio come avviene “per la pineta in su ‘l lito di Chiassi” quando spira, lieve, lo Scirocco. Ospite di Guido da Polenta, negli anni tra il 1318 e il 1321, Dante era solito passeggiare nella fitta boscaglia litoranea fino quasi a perdere l'orientamento. Al riparo dai raggi del sole, contemplava la natura variegata e rigogliosa, proprio mentre stava terminando la sua immane opera. Oggi esistono ancora le Querce di Dante, lungo un anello di circa 4 km che dal Parco 1° Maggio (Fosso Ghiaia) si inoltra nella Pineta di Classe. Percorribile a piedi, a cavallo o in mountain bike, permette di raggiungere il cuore della foresta, passando attraverso zone asciutte ricche di lecci e pini domestici o zone più umide, popolate da farnie e, appunto, querce. Da questo circuito di partenza è possibile visitare in seguito tutta la pineta: a nord fino al paesino di Classe, che si dipana attorno alla Basilica di Sant'Apollinare in Classe, ricca di mosaici bizantini; a sud verso Savio e il lago delle Ghiarine; ad est sino alle dune costiere e alla foce del Bevano, una riserva naturale unica e incontaminata, passando per l'Ortazzo e l'Ortazzino, luoghi magici dall'incredibile biodiversità. I vari itinerari sono percorribili anche grazie ad alcune visite organizzate, guidati da esperti di ambiente e natura. Scoprite di più con la mappa dei percorsi.
Terza Tappa Ravenna Immaginate un Dante in arrivo in Romagna dalla Toscana. Attraverso l'Appennino, lungo i boschi del Casentino, sino alle dolci colline, alla laguna e al mare. Un viaggio lento e di speranza, alla ricerca di una nuova patria. Che troverà. Oggi quel viaggio è diventato un itinerario ricco di suggestioni culturali e naturalistiche e ha preso il nome evocativo de Il Cammino di Dante. È un percorso circolare, della lunghezza di 400 km, che unisce simbolicamente Ravenna e Firenze, per ritrovare le suggestioni e i luoghi che videro il Sommo Poeta esule e pellegrino. Luoghi vissuti e poi raccontati da lui stesso in molti dei passi della Commedia. L'accoglienza e la simpatia della gente tosco-romagnola accompagnano in un'esperienza slow e affascinante, lungo i sentieri “in cresta” che venivano utilizzati già nel Basso Medioevo (Le Vie di Dante). Dal Sepolcro di Dante alla Casa Museo di Dante Alighieri e ritorno, passando per alcuni dei borghi più belli d'Italia, foreste verdeggianti, eremi secolari, tracciati romani, castelli pittoreschi, rifugi, cascate e antichi ponti (e pochissimo asfalto, solo il 3% del percorso!). Negli anni il tragitto è stato arricchito da installazioni artistiche e culturali ispirate al Sommo Poeta e alle sue opere. Un viaggio nei meravigliosi paesaggi della Romagna e del Casentino, con lo spirito di allora, senza sfarzi (e dai costi contenuti), attraverso una dimensione dal sapore medioevale, tra fatiche e bellezze, spirito e corpo. L'intero progetto prevede 21 frazioni giornaliere. Qui vorremmo stuzzicarvi presentando la prima e l'ultima tappa, entrambe nel territorio comunale di Ravenna. Ravenna-Pontevico segna l'inizio del tragitto. Dopo aver visitato la Tomba di Dante e il Museo Dantesco, si lascia il centro storico in direzione della campagna e dei Fiumi Uniti. Si prosegue dunque per Pontevico, meta della prima giornata. All'orizzonte, ancora in territorio ravennate, la torre di Oriolo dei Fichi, il borgo medievale di Brisighella, la valle del Lamone. L'ultima tappa porta invece da Ravenna (località Ponte Nuovo) alla Basilica di Sant'Apollinare in Classe poi, attraverso la pineta, fino al mare. Da Lido di Dante si prosegue lungo la spiaggia e si ritorna in città costeggiando i Fiumi Uniti. Il Cammino di Dante® non è soltanto un trekking, ma un viaggio filosofico all'interno degli scenari che alimentarono la curiosità e la meraviglia del poeta, il desiderio di comprendere l'animo umano e il mondo, attraverso la messa in scena fantastica di luoghi reali e fondamentali per la sua vita e le sue scritture.
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Basilica di Sant'Apollinare in Classe
224 Via Romea Sud
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Terza Tappa Ravenna Immaginate un Dante in arrivo in Romagna dalla Toscana. Attraverso l'Appennino, lungo i boschi del Casentino, sino alle dolci colline, alla laguna e al mare. Un viaggio lento e di speranza, alla ricerca di una nuova patria. Che troverà. Oggi quel viaggio è diventato un itinerario ricco di suggestioni culturali e naturalistiche e ha preso il nome evocativo de Il Cammino di Dante. È un percorso circolare, della lunghezza di 400 km, che unisce simbolicamente Ravenna e Firenze, per ritrovare le suggestioni e i luoghi che videro il Sommo Poeta esule e pellegrino. Luoghi vissuti e poi raccontati da lui stesso in molti dei passi della Commedia. L'accoglienza e la simpatia della gente tosco-romagnola accompagnano in un'esperienza slow e affascinante, lungo i sentieri “in cresta” che venivano utilizzati già nel Basso Medioevo (Le Vie di Dante). Dal Sepolcro di Dante alla Casa Museo di Dante Alighieri e ritorno, passando per alcuni dei borghi più belli d'Italia, foreste verdeggianti, eremi secolari, tracciati romani, castelli pittoreschi, rifugi, cascate e antichi ponti (e pochissimo asfalto, solo il 3% del percorso!). Negli anni il tragitto è stato arricchito da installazioni artistiche e culturali ispirate al Sommo Poeta e alle sue opere. Un viaggio nei meravigliosi paesaggi della Romagna e del Casentino, con lo spirito di allora, senza sfarzi (e dai costi contenuti), attraverso una dimensione dal sapore medioevale, tra fatiche e bellezze, spirito e corpo. L'intero progetto prevede 21 frazioni giornaliere. Qui vorremmo stuzzicarvi presentando la prima e l'ultima tappa, entrambe nel territorio comunale di Ravenna. Ravenna-Pontevico segna l'inizio del tragitto. Dopo aver visitato la Tomba di Dante e il Museo Dantesco, si lascia il centro storico in direzione della campagna e dei Fiumi Uniti. Si prosegue dunque per Pontevico, meta della prima giornata. All'orizzonte, ancora in territorio ravennate, la torre di Oriolo dei Fichi, il borgo medievale di Brisighella, la valle del Lamone. L'ultima tappa porta invece da Ravenna (località Ponte Nuovo) alla Basilica di Sant'Apollinare in Classe poi, attraverso la pineta, fino al mare. Da Lido di Dante si prosegue lungo la spiaggia e si ritorna in città costeggiando i Fiumi Uniti. Il Cammino di Dante® non è soltanto un trekking, ma un viaggio filosofico all'interno degli scenari che alimentarono la curiosità e la meraviglia del poeta, il desiderio di comprendere l'animo umano e il mondo, attraverso la messa in scena fantastica di luoghi reali e fondamentali per la sua vita e le sue scritture.

Trekking … il cammino di Dante

I servizi di autobus e navette permettono di tornare al borgo di partenza senza problemi e con facilità. Alcuni tratti del cammino possono essere percorsi anche in mountain bike e a cavallo. Sul sito ufficiale del Cammino di Dante trovate tutte le info per richiedere le Credenziali che danno diritto a sconti sui pernottamenti. È raccomandato prenotare i punti di ristoro e gli alloggi in anticipo per evitare di arrivare stanchi al termine della tappa e trovare tutti i posti occupati. Il percorso non presenta particolari difficoltà e può essere affrontato da chiunque purché non si abbiano problemi a camminare. Considerato però il numero elevato di km da percorrere è consigliato un buon allenamento prima della partenza.
TAPPE - Ravenna – Ponte Vico > 19 km - Ponte Vico – Oriolo dei Fichi > 18.7 km - Oriolo dei Fichi – Brisighella > 17.2 km - Brisighella – Gamberaldi > 23.3 km - Gamberaldi – Marradi > 10 km - Marradi – San Benedetto in Alpe > 23 km - Premilcuore – Portico di Romagna > 9.7 km - Portico – Dovadola > 26.7 km - Dovadola – Forli > 22.5 km - Forlì – Ponte Vico > 18 km - Ponte Vico – Ravenna > 19 Km Lunghezza: km 395 > Ravenna – Firenze – Ravenna I borghi lungo il cammino di Dante® Il Cammino di Dante è oggi un grande itinerario che percorre luoghi tra i più belli d’Italia e che attraversa piccoli borghi medievali e antichi eremi cristiani regalando emozioni e sensazioni davvero uniche: dalla semplicità e simpatia tipiche dei romagnoli, al carattere fiero, sincero e allegro delle genti di Toscana. Lungo il suo percorso si incontrano alcuni dei borghi tra i più belli e più famosi d’Italia. Si consiglia ad esempio una visita al piccolo nucleo di Oriolo, al centro di Brisighella e al piccolo abitato di Portico di Romagna che, con la sua frazione di San Benedetto in Alpe, offre un bellissimo territorio attraversato da fiumi e cascate (come le celebri cascate dell’Acquacheta) in cui è possibile anche fare il bagno. Scendendo verso la pianura invece si segnala Dovadola, antico nucleo appartenuto ai Conti Guidi e luogo di residenza del Poeta per alcuni mesi. Come gran parte degli cammini dell’Emilia Romagna, anche il cammino di Dante presenta a intervalli regolari strutture e punti di ristoro che, a fronte dell’apposita Credenziale del Cammino, possono essere prenotati a un prezzo di favore. Data la disponibilità limitata di posti e l’alta richiesta, è consigliabile la prenotazione con largo anticipo.
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Ravenna
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TAPPE - Ravenna – Ponte Vico > 19 km - Ponte Vico – Oriolo dei Fichi > 18.7 km - Oriolo dei Fichi – Brisighella > 17.2 km - Brisighella – Gamberaldi > 23.3 km - Gamberaldi – Marradi > 10 km - Marradi – San Benedetto in Alpe > 23 km - Premilcuore – Portico di Romagna > 9.7 km - Portico – Dovadola > 26.7 km - Dovadola – Forli > 22.5 km - Forlì – Ponte Vico > 18 km - Ponte Vico – Ravenna > 19 Km Lunghezza: km 395 > Ravenna – Firenze – Ravenna I borghi lungo il cammino di Dante® Il Cammino di Dante è oggi un grande itinerario che percorre luoghi tra i più belli d’Italia e che attraversa piccoli borghi medievali e antichi eremi cristiani regalando emozioni e sensazioni davvero uniche: dalla semplicità e simpatia tipiche dei romagnoli, al carattere fiero, sincero e allegro delle genti di Toscana. Lungo il suo percorso si incontrano alcuni dei borghi tra i più belli e più famosi d’Italia. Si consiglia ad esempio una visita al piccolo nucleo di Oriolo, al centro di Brisighella e al piccolo abitato di Portico di Romagna che, con la sua frazione di San Benedetto in Alpe, offre un bellissimo territorio attraversato da fiumi e cascate (come le celebri cascate dell’Acquacheta) in cui è possibile anche fare il bagno. Scendendo verso la pianura invece si segnala Dovadola, antico nucleo appartenuto ai Conti Guidi e luogo di residenza del Poeta per alcuni mesi. Come gran parte degli cammini dell’Emilia Romagna, anche il cammino di Dante presenta a intervalli regolari strutture e punti di ristoro che, a fronte dell’apposita Credenziale del Cammino, possono essere prenotati a un prezzo di favore. Data la disponibilità limitata di posti e l’alta richiesta, è consigliabile la prenotazione con largo anticipo.

Dante e i luoghi

Uno dei tanti, San Benedetto in Alpe, è citato dal poeta nell’Inferno, in un famoso passo nel quale egli paragona il violento scrosciare del fiume Flegetonte con la cascata dell’Acquacheta. “Come quel fiume c’ha proprio cammino prima da monte Veso inver levante, dalla sinistra costa d’appennino, che si chiama Acquacheta suso, avante che si divelli giù nel basso letto, e a Forlì quel nome è vacante, rimbomba là sovra San Benedetto dell’Alpe, per cadere ad una scesa dove dovria per mille esser recetto; così giù d’una ripa discoscesa trovammo risonar quell’acqua tinta, sì che in poc’ora avria l’orecchia offesa.” (Dante, Inferno, XVI, 94-105) Il paese si trova immerso nell’Appennino Tosco-Romagnolo e deve il suo nome all’antichissima abbazia benedettina ancora oggi visitabile; la cascata, invece è meta suggestiva di numerosi percorsi di trekking attraverso le Foreste Casentinesi.
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San Benedetto In Alpe
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Uno dei tanti, San Benedetto in Alpe, è citato dal poeta nell’Inferno, in un famoso passo nel quale egli paragona il violento scrosciare del fiume Flegetonte con la cascata dell’Acquacheta. “Come quel fiume c’ha proprio cammino prima da monte Veso inver levante, dalla sinistra costa d’appennino, che si chiama Acquacheta suso, avante che si divelli giù nel basso letto, e a Forlì quel nome è vacante, rimbomba là sovra San Benedetto dell’Alpe, per cadere ad una scesa dove dovria per mille esser recetto; così giù d’una ripa discoscesa trovammo risonar quell’acqua tinta, sì che in poc’ora avria l’orecchia offesa.” (Dante, Inferno, XVI, 94-105) Il paese si trova immerso nell’Appennino Tosco-Romagnolo e deve il suo nome all’antichissima abbazia benedettina ancora oggi visitabile; la cascata, invece è meta suggestiva di numerosi percorsi di trekking attraverso le Foreste Casentinesi.
A qualche chilometro di distanza dall’Acquacheta, anche Portico di Romagna è legato alle vicende dell’Alighieri: il borgo ospita infatti il Palazzo Portinari, residenza estiva della famiglia di quella Beatrice tanto cantata dal poeta e resa eterna dai suoi versi. La tradizione attribuirebbe a questo luogo il teatro degli incontri fra lei e Dante, anche se storicamente questi “appuntamenti” risultano impossibili per almeno due motivi. In primo luogo Beatrice muore nel 1290 e Dante si trova in esilio all’Acquacheta solo tra il 1302 e il 1303; inoltre egli stesso scrive nella Vita Nova che di avere incontrato la giovane su un ponte a Firenze. Altre fonti suggeriscono che i due avrebbero potuto vedersi a Portico durante uno dei viaggi di Dante presso il vescovo di Faenza Lottieri della Tosa, poiché i documenti storici testimoniano che Folco Portinari padre di Beatrice possedeva case in Romagna fin dal 1265.
Palazzo Portinari
9B Via Roma
A qualche chilometro di distanza dall’Acquacheta, anche Portico di Romagna è legato alle vicende dell’Alighieri: il borgo ospita infatti il Palazzo Portinari, residenza estiva della famiglia di quella Beatrice tanto cantata dal poeta e resa eterna dai suoi versi. La tradizione attribuirebbe a questo luogo il teatro degli incontri fra lei e Dante, anche se storicamente questi “appuntamenti” risultano impossibili per almeno due motivi. In primo luogo Beatrice muore nel 1290 e Dante si trova in esilio all’Acquacheta solo tra il 1302 e il 1303; inoltre egli stesso scrive nella Vita Nova che di avere incontrato la giovane su un ponte a Firenze. Altre fonti suggeriscono che i due avrebbero potuto vedersi a Portico durante uno dei viaggi di Dante presso il vescovo di Faenza Lottieri della Tosa, poiché i documenti storici testimoniano che Folco Portinari padre di Beatrice possedeva case in Romagna fin dal 1265.
Altra cittadina che Dante ebbe modo di conoscere è Modigliana, famosa per i castelli dei conti Guidi che si affermarono a partire dal 923 e che regnarono per oltre quattrocento anni, estendendo il loro dominio su gran parte della Romagna; la famiglia dei Guidi, guelfa, si trovò implicata in diverse vicende contro l’Italia centrale ghibellina, una delle quali ricordata anche dall’Alighieri. Si tratta infatti della Battaglia di Benevento (1266), che condusse i Guelfi alla vittoria grazie all’azione di Guido Guerra, che Dante colloca nel girone infernale dei sodomiti: « Nepote fu della buona Gualdrada Guidoguerra ebbe nome ed in sua vita Fece col senno assai e con la spada »
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Modigliana
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Altra cittadina che Dante ebbe modo di conoscere è Modigliana, famosa per i castelli dei conti Guidi che si affermarono a partire dal 923 e che regnarono per oltre quattrocento anni, estendendo il loro dominio su gran parte della Romagna; la famiglia dei Guidi, guelfa, si trovò implicata in diverse vicende contro l’Italia centrale ghibellina, una delle quali ricordata anche dall’Alighieri. Si tratta infatti della Battaglia di Benevento (1266), che condusse i Guelfi alla vittoria grazie all’azione di Guido Guerra, che Dante colloca nel girone infernale dei sodomiti: « Nepote fu della buona Gualdrada Guidoguerra ebbe nome ed in sua vita Fece col senno assai e con la spada »
Anche Castrocaro, sulle colline appena sopra Forlì, è importante per il percorso di Dante: essa infatti, rimase a lungo la capitale del potere mediceo in Romagna, ed è accusata dal poeta di aver contribuito alla degenerazione dei costumi e all’estinzione di una nobile civiltà. I famosi e inveenti versi del Purgatorio sono riproposti sulla facciata della chiesa di San Nicolò e con le seguenti parole si rivolgono al comune romagnolo: “Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia; e mal fa Castrocaro, e peggio Conio, che di figliar tai conti più s’impiglia.” (Purgatorio, canto XIV)
Church of Saint Nicolò and Saint Francis
Via San Francesco
Anche Castrocaro, sulle colline appena sopra Forlì, è importante per il percorso di Dante: essa infatti, rimase a lungo la capitale del potere mediceo in Romagna, ed è accusata dal poeta di aver contribuito alla degenerazione dei costumi e all’estinzione di una nobile civiltà. I famosi e inveenti versi del Purgatorio sono riproposti sulla facciata della chiesa di San Nicolò e con le seguenti parole si rivolgono al comune romagnolo: “Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia; e mal fa Castrocaro, e peggio Conio, che di figliar tai conti più s’impiglia.” (Purgatorio, canto XIV)
Passiamo ora a Forlì. Camminando per le strade del centro storico, è possibile rintracciare diverse iscrizioni che riportano versi danteschi. Egli infatti fu ospite del signore Scarpetta degli Ordelaffi nel 1303, presso il quale lavorò come segretario, e durante tale soggiorno ebbe modo di vivere a contatto con la realtà forlivese. All’epoca di Dante, infatti anche la città di Forlì era coinvolta nelle questioni fra guelfi e ghibellini: ne è un celebre esempio l’impresa, il “sanguinoso mucchio”, compiuta da Guido di Montefeltro, capitano ghibellino del popolo forlivese. La battaglia è citata anche nella Divina Commedia e incisa su una targa affissa sul campanile di San Mercuriale in Piazza Saffi: “La terra che fé già la lunga prova E di Franceschi il sanguinoso mucchio, sotto le branche verdi si ritrova” (Inferno, Canto XXVII) Il riferimento ai Franceschi allude alla casata degli Ordelaffi, mentre le branche verdi sono gli artigli del leone verde sullo stemma che, metaforicamente, atterrarono le truppe guefle di papa Martino IV nel 1282. Non lontano da Piazza Saffi, si può incontrare una seconda “traccia” che testimonia l’importanza di Forlì per l’Alighieri; in via Maroncelli ha sede il Palazzo dei Calboli, altra famiglia che si impose nella zona e che trova un legame anche con il nostro poema. Sulla facciata del palazzo troneggiano questi versi: “Questi è Rinier; questi è ‘l pregio e l’onore della casa da Calboli, ove nullo fatto s’è reda poi del suo valore” (Purgatorio, Canto XIV) Essi mostrano la figura di Ranieri de Calboli, generale famoso che, a detta di Dante, su l’unico che nella sua famiglia si distinse per valore e onore.
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Forli
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Passiamo ora a Forlì. Camminando per le strade del centro storico, è possibile rintracciare diverse iscrizioni che riportano versi danteschi. Egli infatti fu ospite del signore Scarpetta degli Ordelaffi nel 1303, presso il quale lavorò come segretario, e durante tale soggiorno ebbe modo di vivere a contatto con la realtà forlivese. All’epoca di Dante, infatti anche la città di Forlì era coinvolta nelle questioni fra guelfi e ghibellini: ne è un celebre esempio l’impresa, il “sanguinoso mucchio”, compiuta da Guido di Montefeltro, capitano ghibellino del popolo forlivese. La battaglia è citata anche nella Divina Commedia e incisa su una targa affissa sul campanile di San Mercuriale in Piazza Saffi: “La terra che fé già la lunga prova E di Franceschi il sanguinoso mucchio, sotto le branche verdi si ritrova” (Inferno, Canto XXVII) Il riferimento ai Franceschi allude alla casata degli Ordelaffi, mentre le branche verdi sono gli artigli del leone verde sullo stemma che, metaforicamente, atterrarono le truppe guefle di papa Martino IV nel 1282. Non lontano da Piazza Saffi, si può incontrare una seconda “traccia” che testimonia l’importanza di Forlì per l’Alighieri; in via Maroncelli ha sede il Palazzo dei Calboli, altra famiglia che si impose nella zona e che trova un legame anche con il nostro poema. Sulla facciata del palazzo troneggiano questi versi: “Questi è Rinier; questi è ‘l pregio e l’onore della casa da Calboli, ove nullo fatto s’è reda poi del suo valore” (Purgatorio, Canto XIV) Essi mostrano la figura di Ranieri de Calboli, generale famoso che, a detta di Dante, su l’unico che nella sua famiglia si distinse per valore e onore.
Il percorso sulle orme di Dante non può che concludersi a Ravenna, che conserva pure le sue spoglie. Il poeta infatti, ospite di Guido da Polenta, terminò il suo esilio proprio in questa città romagnola, dopo avere a lungo abitato presso Cangrande della Scala a Verona; morì nel settembre 1321 alla corte dei da Polenta a causa di una febbre malaria contratta nelle paludi di Comacchio. L’epigrafe sulla sua tomba detta: “IURA MONARCHIE SUPEROS PHLAEGETONTA LACUSQUE / LUSTRANDO CECINI FATA VOLVERUNT QUOUSQUE SED QUIA PARS CESSIT MELIORIBUS HOSPITA CASTRIS / ACTOREMQUE SUUM PETIIT FELICIOR ASTRIS HIC CLAUDOR DANTES PATRIIS EXTORRIS AB ORIS / QUEM GENUIT PARVI FLORENTIA MATER AMORIS” (“I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli Inferi) visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore”) Ravenna è connessa anche con un altro grande personaggio della Commedia, che con la sua vicenda struggente e appassionata ha reso celebre il quinto canto dell’Inferno: si tratta di Francesca da Polenta, uccisa dal marito per via dell’amore verso il cognato Paolo. Ella si presenta a Dante affermando di provenire da Ravenna attraverso una perifrasi; “Siede la terra dove nata fui su la marina dove ‘l Po discende per aver pace co’ seguaci sui” In realtà sono molti altri i luoghi vicini a noi citati dal poeta (Bertinoro, Terra del Sole, Polenta…) e i personaggi che egli ricorda nel suo Aldilà (l’astrologo Guido Bonatti, l’assassino di Paolo e Francesca, Gianciotto Malatesta, i Montefeltro); la vita di Dante come uomo e poeta sarà indissolubilmente ed eternamente intrecciata alla nostra terra …
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Dante's Tomb
9 Via Dante Alighieri
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Il percorso sulle orme di Dante non può che concludersi a Ravenna, che conserva pure le sue spoglie. Il poeta infatti, ospite di Guido da Polenta, terminò il suo esilio proprio in questa città romagnola, dopo avere a lungo abitato presso Cangrande della Scala a Verona; morì nel settembre 1321 alla corte dei da Polenta a causa di una febbre malaria contratta nelle paludi di Comacchio. L’epigrafe sulla sua tomba detta: “IURA MONARCHIE SUPEROS PHLAEGETONTA LACUSQUE / LUSTRANDO CECINI FATA VOLVERUNT QUOUSQUE SED QUIA PARS CESSIT MELIORIBUS HOSPITA CASTRIS / ACTOREMQUE SUUM PETIIT FELICIOR ASTRIS HIC CLAUDOR DANTES PATRIIS EXTORRIS AB ORIS / QUEM GENUIT PARVI FLORENTIA MATER AMORIS” (“I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli Inferi) visitando cantai finché volsero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terra, cui generò Firenze, madre di poco amore”) Ravenna è connessa anche con un altro grande personaggio della Commedia, che con la sua vicenda struggente e appassionata ha reso celebre il quinto canto dell’Inferno: si tratta di Francesca da Polenta, uccisa dal marito per via dell’amore verso il cognato Paolo. Ella si presenta a Dante affermando di provenire da Ravenna attraverso una perifrasi; “Siede la terra dove nata fui su la marina dove ‘l Po discende per aver pace co’ seguaci sui” In realtà sono molti altri i luoghi vicini a noi citati dal poeta (Bertinoro, Terra del Sole, Polenta…) e i personaggi che egli ricorda nel suo Aldilà (l’astrologo Guido Bonatti, l’assassino di Paolo e Francesca, Gianciotto Malatesta, i Montefeltro); la vita di Dante come uomo e poeta sarà indissolubilmente ed eternamente intrecciata alla nostra terra …